giovedì 10 marzo 2016
Mazzette per risolvere i problemi col fisco. Coinvolti tre giudici tributari. L’accusa è associazione a delinquere, corruzione e concussione
Ricorsi fiscali pilotati: 13 in manette
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L’obiettivo garantito era chiaro: uscire puliti da qualsiasi accertamento del fisco e vittoriosi da ogni contenzioso con l’Agenzia delle Entrate. Oppure ottenere sgravi fiscali e l’annullamento delle cartelle esattoriali, senza averne alcun diritto. Ovviamente dietro laute ricompense in contanti. Era diventata ormai una vera e propria cricca organizzata per pilotare le sentenze tributarie quella sgominata ieri dalla Guardia di Finanza della Capitale, che coinvolgeva 22 persone (ora indagate a vario titolo per associazione a delinquere, corruzione e concussione) tra giudici, avvocati, commercialisti e contribuenti. Tra loro ci sono anche tre giudici tributari, uno dei quali finito ai domiciliari già dal 2013 per lo stesso 'vizietto', Luigi De Gregori «soggetto incline a delinquere» con «determinazione e spregiudicatezza» scrive il gip. Come pure l’attore-doppiatore romano Massimo Giuliani, accusato di aver versato 65mila euro di tangenti per farsi annullare cartelle esattoriali del valore complessivo di 3 milioni di euro. Ma non sarebbe finita qui, visto che altre cinquanta 'posizioni' sarebbero al vaglio della magistratura. La macchina delle mazzette per risolvere facilmente le grane fiscali era talmente rodata che le sentenze poi emesse dai giudici, alle volte, erano scritte dagli stessi commercialisti o dagli avvocati che avevano pagato la quota per «chiudere da gentiluomini un contenzioso con il fisco». È appunto questa una delle frasi registrate nelle conversazioni tra giudici e professionisti che ha dato il via alle indagini cinque anni fa. Il sistema è infatti sotto la lente degli inquirenti dal 2011, dopo la denuncia di un commercialista a cui erano stati chiesti 6mila euro per risolvere la questione tributaria di un cliente. A finire agli arresti – tre ai domiciliari e gli altri in carcere – proprio le tredici figure chiave della cricca: i tre giudici (De Gregori, Salvatore Castello e Onofrio D’Onghia Di Paola); quattro commercialisti tra cui quella che viene considerata dagli inquirenti il capo della cricca degli sgravi fiscali facili, Rossella Paoletti; un avvocato, tre funzionari delle Agenzie delle Entrate già licenziati nel 2013 e 2015 dopo indagini interne, un dipendente della commissione tributaria della Capitale insieme a un finanziere. A non spaventare i tre commercialisti nemmeno la notizia che c’era un’inchiesta in corso sui giudici tributari con cui facevano affari. A rivelarlo il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, in cui sottolinea che, dopo aver saputo che le Fiamme gialle indagavano per conto della procura, «l’attività criminosa è continuata senza alcuna interruzione, anche se con maggiori accortezze », fino a giungo 2013. Tutto pare si decidesse proprio nello studio della commercialista Paoletti: modalità del ricorso, compensi per i giudici e addirittura la stesura delle sentenze di vittoria dei ricorsi dei contribuenti, tutte ovviamente «atti contrari ai doveri d’ufficio». Ad aiutarli sui cavilli più tecnici persino gli adesso ex dipendenti dell’Agenzia dell’Entrate. È proprio l’ente di riscossione tributi, a poche ore dalla notizia degli arresti, a specificare in una nota che «nessuna delle persone coinvolte è attualmente dipendente dell’Amministrazione», che comunque «condanna con fermezza i comportamenti illegali e scorretti».
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