martedì 21 ottobre 2014
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«Sono diventato il parroco del papa». Era l’1 ottobre 1990 e don Pino Puglisi rideva. Lo disse a un giovane giornalista siciliano, che sulle prime non capì l’ironia. «Ma no...è Michele Greco, quello che si fa chiamare il papa della mafia. Ho scoperto che anche la sua famiglia abita nella mia nuova parrocchia», spiegò il sacerdote a Francesco Deliziosi, oggi caporedattore del Giornale di Sicilia, che per Rizzoli ha pubblicato 'Pino Puglisi - il prete che fece tremare la mafia con un sorriso', e cura il sito www.beatopadrepuglisi.it. E oggi la Chiesa ricorda il beato don Puglisi, assassinato da un killer di mafia il 15 settembre 1993. Per anni Deliziosi ne ha raccolto confidenze e riflessioni che oggi hanno il sapore della profezia. «Lui a Brancaccio c’era nato e vissuto, quindi non era uno sprovveduto. Ma arrivò anche un episodio a chiarirgli le idee», ricorda il giornalista. Una mattina del 1990 venne chiamato a benedire la salma di una donna. Si ritrovò «una scena degna del film Il Padrino», raccontò don Pino. «Uomini a lutto vestiti di nero dalla testa ai piedi, con gli occhiali da sole anche se non c’era il sole, intorno alla bara della signora. Solo in quel momento – spiegò il parroco di Brancaccio – appresi che si trattava della madre dei fratelli Filippo e Giuseppe Graviano». I sanguinari boss del quartiere. Perciò don Pino non si stupì di scoprire che la processione per la Via Crucis e quella per San Gaetano, il patrono di Brancaccio, avevano in programma due soste proprio davanti alla palazzina nel quale si era recato a benedire la salma. Fu così che padre Puglisi vietò le costose feste religiose di quartiere, che arrivavano a costare 80milioni di lire: fuochi d’artificio, musica in piazza, grandi mangiate e neanche un centesimo in beneficenza. «Non è più possibile, io devo aiutare i bambini, c’è gente che muore di fame nel quartiere, e non riesco a salvarli perché non ho i fondi e voi – rimproverò don Pino al comitato organizzatore - spendete 80 milioni  per i fuochi d’artificio? Questa festa non ha niente a che fare con la religione. D’ora in poi San Gaetano lo onoriamo in tutt’altro modo». Anche in questo caso il corteo di fedeli prese altre strade, portando la statua del patrono davanti alle abitazioni più degradate. Nei giorni scorsi è stata aperta un’inchiesta sul presunto condizionamento di una processione a Porto Empedocle (Agrigento) da parte di emissari del clan Messina. Padre Pino già vent’anni fa impediva che potesse accadere. A Francesco Deliziosi lo spiegò con quella chiarezza che gli fece guadagnare la definizione di 'prete che parla dritto': «Cristo e San Gaetano devono essere amici dei poveri, donare loro una speranza, le statue devono essere portate dove diventano il simbolo di un possibile riscatto degli emarginati».
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