martedì 23 agosto 2016
​Il ministro De Maiziere: da settembre accolti in centinaia con la relocation. Alfano: nessun Paese adesso potrà sottrarsi.
Profughi, segnale tedesco: sì agli arrivi da Italia
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«Da settembre la Germania si impegna ad accogliere dall’Italia diverse centinaia di migranti con lo schema della relocation». La notizia, in avvio del suo intervento al Meeting, la dà il ministro dell’Interno tedesco Thomas De Maiziére. Si capisce subito che è più di un faccia a faccia quello con il suo omologo italiano Angelino Alfano. Un vero e proprio vertice operativo, in effetti, tenutosi per circa un’ora già prima, negli inaccessibili 'salottini' dell’organizzazione e quello che ne viene fuori nel salone – in contemporanea e ideale sintonia con il vertice di Ventotene – è un vero e proprio asse italo-tedesco sull’immigrazione. Un’intesa bilaterale che, al di là della reciproca soddisfazione dei protagonisti, punta a dettare la linea a tutti. «Speriamo sia un buon esempio che possa essere seguito», auspica De Maiziére, che chiede «comprensione» per i ritardi registrati nel mettere in opera il piano, ricordando però come, la Germania, il suo lo abbia già fatto. «Abbiamo già accolto moltissimi migranti, anche se non è stato possibile fare tutto quel che ci si aspettava. Ma abbiamo un dovere di solidarietà. Abbiamo preso un impegno», ribadisce. E dopo le incomprensioni su un tema posto soprattutto dall’Italia, «ora abbiamo smesso di litigare: non ci sono più differenze, con il ministro Alfano ne abbiamo parlato, accettiamo l’onere della redistribuzione dall’Italia», assicura il ministro tedesco. Numeri non eclatanti, per il momento, ma è l’impegno quel che conta e la promessa che si partirà già da settembre. Alfano si dice soddisfatto. «Se la Germania fa ripartire la relocation, nessuno potrà sottrarsi dopo che Berlino ha accolto nel 2015 oltre un milione di profughi. Se prende anche quelli che vengono dalla equa redistribuzione europea, sarebbe irresponsabile se altri Paesi si sottraessero».  Da Alfano anche un grande riconoscimento ad Angela Merkel che ha agito «rischiando i voti, ma mettendosi dalla parte giusta della storia», sottolinea. Altrettanto pensa di aver fatto lui, essendoselo riproposto nell’ottobre del 2013, quando – nell’isola in cui si recava in gita con la Vespa con sua moglie, allora fidanzata, ricorda – ha visto «trecento corpi ammassati nei sacchi, in uno dei quali c’era insieme una donna abbracciata alla sua bambina». Da quel giorno il suo obiettivo è stato quello di lavorare «per impedire che altri potessero vedere di nuovo quel che avevo visto io». Per cui, rivendica, «nessuno mi può impedire di andare in soccorso di chi annega». Difende quindi con forza le «parole di buon senso» usate qui a Rimini da Mattarella, finite all’indomani, sui giornali, nel mirino della Lega. «Sciagurato quel Paese in cui il buon senso dovesse diventare rivoluzionario», dice. Quanto a terrorismo e dialogo, ricordando di aver espulso dall’Italia sette imam che definisce 'fai da te', rivendica i successi che la linea del dialogo ha portato anche nella prevenzione, anche se, ribadisce, «non esiste rischio zero». Linea analoga, da «cristiano evangelico che conosce la parabola del Buon Samaritano» propaganda anche il suo omologo tedesco, che ha varato una serie di norme per l’integrazione per rendere obbligatoria la conoscenza della lingua e il rispetto della cultura tedesca a chi ha intenzione di rimanere stabilmente in Germania. E anche sul burqa ritiene che possa essere stato raggiunto un buon 'compromesso' impedensone l’uso in scuole ed edifici pubblici, o in altre situazioni, come nelle pubbliche manifestazioni o alla guida.   Sintonia piena, fra Alfano e Maiziére anche sulla Turchia. Entrambi si dicono molto prudenti sull’ipotesi di disdire gli accordi sui migranti, col rischio di riaprire la rotta balcanica, quella preferita dai foreign fighters, i combattenti stranieri. E il ministro tedesco si dice convinto che nei negoziati di agosto con la Turchia ci siano stati dei passi avanti. «Non conviene neppure a Erdogan tirarsi fuori».
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