giovedì 6 agosto 2015
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«Rabbia. Tanta rabbia per questa nuova tragedia annunciata». Monsignor Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, fatica a trovare le parole per questa strage al largo della Libia, in cui hanno perso la vita decine di persone e molti risultano dispersi.Come spiega queste morti?Il problema è politico. L’Agenda europea si è fermata alle quote. I 20mila immigrati da accogliere in Italia sono ben poca cosa come risposta alle 33 guerre in corso nel mondo. Nel momento in cui Mare nostrum è stato indebolito e Triton non riesce a risolvere il problema del salvataggio in mare dei migranti, si doveva provvedere a garantire la loro libera circolazione nell’Unione europea, oltre a tutelare i rifugiati e a consentire il ricongiungimento con i familiari.Triton, quindi, è un fallimento?È stato un passo indietro. Stiamo registrando il 30% di morti in più rispetto al 2014. Non siamo in grado di arginare il fenomeno migratorio e soprattutto di dotarci di strumenti e strutture di accoglienza che possano affrontare in maniera efficace questo fenomeno.Come prevenire queste tragedie?Considerato che 88mila dei 96mila migranti giunti in Italia sono partiti dalla Libia, occorre un’azione diplomatica nei confronti dei vertici libici. Soltanto in questo modo è possibile fermare il traffico di esseri umani provenienti da Asia e Africa. E poi va incentivata la cooperazione internazionale. L’impegno delle associazioni di volontariato è aumentato dieci volte di più rispetto al passato. In molti Paesi, e nella stessa Europa, sono cresciute le spese per gli armamenti, ma si fatica a trovare le risorse che impediscano alle persone in difficoltà di emigrare e di veder tutelato il diritto di rimanere nella propria terra. Infine servono azioni di pace per garantire la libertà laddove dittature e terrorismo non assicurano una vita dignitosa. Per esempio in Siria, Eritrea, Sudan, Nigeria.L’opinione pubblica, però, sembra essersi raffreddata...In effetti il 38% degli italiani confonde i migranti con i terroristi. L’indebolimento della politica italiana ed europea su questi temi ha dato spazio agli egoismi e ai nazionalismi. Servono segnali forti e un’informazione corretta per evitare guerre tra poveri.Quale sarà il comportamento della Chiesa?Il nostro compito è sempre quello di tutelare la persona e la dignità umana. Soprattutto di coloro che sono in difficoltà. Non possiamo cedere di fronte all’ostilità di alcuni partiti. Terremo sempre la barra al centro. La Conferenza episcopale italiana, ma anche quelle di altri Paesi europei, oltre che i vertici di Chiese sorelle, dagli anglicani agli ortodossi, hanno richiamato più volte a sostenere i migranti. E poi il magistero di Papa Francesco costituisce una guida solida che ci aiuta in maniera costante. Anche ad affrontare queste tragedie annunciate.
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