martedì 9 luglio 2013
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«In questi primi mesi della legislatura, mi sto accorgendo come in generale la politica continui a guardare alla famiglia come a un soggetto marginale. I figli, in particolare, vengono ancora in modo miope considerati come "soggetti a carico", ossia una mancanza di entrate per lo Stato, e non come un investimento nel futuro e un potenziale motore di crescita e sviluppo. Urge invertire la rotta, partendo proprio dal sistema fiscale e ci aspettiamo da questo governo segnali importanti...». Edoardo Patriarca, deputato del Pd con una lunga esperienza nell’associazionismo (è stato presidente degli scout dell’Agesci e portavoce del Forum del Terzo settore), sostiene con convinzione l’esecutivo Letta, ma sul tema delle politiche familiari non fa sconti.Da dove bisogna iniziare, a suo parere?Intanto, si può sciogliere il nodo del Piano nazionale per la Famiglia varato un anno fa dal governo Monti. Che fine ha fatto? Sarebbe già un primo passo, se il nuovo esecutivo se ne occupasse...Il 15 luglio dovrebbe riunirsi l’Osservatorio nazionale sulla famiglia per occuparsene...È una buona notizia. Speriamo che parta presto...Sembra inoltre che presto in Cdm sarà assegnata la delega alla famiglia...Sarebbe un altro buon segnale. Insieme ad altri parlamentari, la settimana scorsa avevamo giusto presentato un’interrogazione per sollecitare una decisione del governo in tempi brevi...Scendiamo sul terreno concreto della tassazione: cosa si può fare rapidamente per alleggerire il carico fiscale sulle famiglie?Studiando attentamente la questione delle coperture, se si modificherà il regime dell’Imu si potrebbe dare maggior peso in termini di sgravi al parametro del numero di familiari presenti nell’abitazione. Poi, si può agire sulle spese per il sostegno allo studio, per gli asili nido o per la cura e il sostegno di anziani e persone non autosufficienti: la quota detraibile, o deducibile, deve essere ampia. Il dibattuto aumento dell’Iva, incidendo sui consumi, peserà anche sulle famiglie...Ritengo di sì e credo che andrebbe scongiurato.In generale, serve un nuovo concetto di welfare?Sì, serve un welfare in cui la sussidiarietà della famiglia sia tenuta in giusta considerazione, riconoscendola come soggetto attivo delle politiche sociali e non solo passivo.Le condizioni ci sono?Per cambiare ci vorranno anni, ma intanto si può invertire la tendenza già adesso. Al di là delle polemiche di giornata, nelle commissioni in Parlamento sui temi importanti io registro un clima di collaborazione, che potrebbe favorire le convergenze anche sulle politiche familiari.
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