sabato 28 febbraio 2015
​Il sottosegretario all'Istruzione Faraone: si studia la detrazione delle rette. L'ex ministro Berlinguer: l'Ue chiede il pluralismo educativo.
COMMENTA E CONDIVIDI
«Alle scuole stiamo dando gli strumenti per applicare l’autonomia prevista per legge, ma rimasta sulla carta. Noi ci occupiamo di istituzionalizzare e diffondere le buone pratiche che già ci sono nelle scuole». Il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, parla a una platea palermitana riunita all’istituto Don Bosco da un cartello di associazioni ed enti della formazione cattolica, sostiene la qualità della scuola paritaria e garantisce la difesa del pluralismo educativo. In qualche modo, risponde anche al pressing in atto nel suo partito e nella maggioranza affinché l’esecutivo tenga conto della questione paritarie nel provvedimento sulla Buona Scuola che verrà approvato martedì in Consiglio dei ministri.  «La questione non è la difesa della scuola paritaria quasi fosse un’oasi o un recinto perché sta morendo – incalza Maria Grazia Colombo, del direttivo del Forum delle associazioni familiari e past president Agesc -. È piuttosto l’affermazione di un’esperienza educativa scolastica che ha diritto di esistere e che apre al pluralismo scolastico. Ma una libertà a pagamento non è libertà, ma una discriminazione. Facciamo questo salto. Abbiamo diritto di potere detrarre dalle tasse quello che noi paghiamo».  L’ipotesi di inserire nel provvedimento del governo anche la detrazione fiscale dal reddito familiare di parte delle rette è in fase di elaborazione. Lo conferma Faraone, che però non dà false speranze: «Noi abbiamo avviato un percorso, che mette al centro del villaggio la scuola. La detrazione fiscale delle rette è un aspetto che stiamo studiando in queste ore: stiamo valutando se possa avere i requisiti di necessità e urgenza tali da essere inseriti in un decreto».  In collegamento telefonico anche l’ex ministro Luigi Berlinguer. «Il punto di difficoltà – spiega – è conservare l’antica qualità della scuola italiana che ha tanta tradizione, ma questo può avvenire attraverso un profondo cambiamento del modo di organizzare l’istruzione. L’Europa ci chiede pluralismo educativo, in Italia non lo ripete quasi nessuno, siamo ignoranti in questo. Ecco perché abbiamo istituito l’autonomia delle scuole. È un rammarico per tutti se ci sono problemi economici che impediscono di mantenere in vita alcune scuole. Un istituto che muore è un pezzo di cultura che se ne va». Nell’ambito del pluralismo e dell’inclusione, si innesta la grave situazione che attraversa la formazione professionale per i ragazzi in obbligo formativo soprattutto in Sicilia. La denuncia arriva da monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale e delegato dell’episcopato siciliano per l’educazione. «La scuola cattolica è nata per porsi al servizio di tutti, in particolare verso le categorie socialmente svantaggiate. In tale direzione non può essere dimenticato il prezioso contributo offerto anche dalla formazione professionale di ispirazione cristiana. Ecco, in Sicilia, 5400 ragazzi fra i 14 e i 15 anni non sono messi in grado di frequentare. I vescovi delle Sicilia hanno espresso la loro preoccupazione per i ritardi nell’avviare i percorsi Oif (obbligo istruzione e formazione). Ci auguriamo che finisca questo palleggio di responsabilità fra Ministero e Regione siciliana».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: