martedì 20 settembre 2016
La psicologa Anna Costanza Baldry presenta alla Camera il primo studio sul fenomeno. Dal 2000 sono 1.628 i bimbi rimasti soli. Per loro nessuna tutela.
Bambini senza diritti
Orfani dei femminicidi, ecco come salvarli
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Il dermatologo famoso, la donna gentile ed elegante. E i loro tre bambini di 5, 8 e 12 anni, da domenica rimasti soli. Cambiano i volti e le storie, nei femminicidi, ma la costante che sempre più spesso si ripresenta è il dramma di chi resta indietro: i figli. Nella vicenda di Ravenna, che ha visto come vittima Giulia Ballestri, sono stati persino coinvolti nel folle progetto di fuga del padre, Matteo Cagnoni: aveva preparato i loro passaporti, pianificato un viaggio chissà dove. >>>Leggi l'articolo: GIULIA UCCISA A BASTONATE DAL MARITO

Che succederà, ora, a quei tre bimbi? Nessuno lo sa. Perché in Italia, delle seconde vittime dei femminicidi, non si occupa nessuno. Nessun progetto istituzionale, nessun fondo, nessuna omogeneità giuridica nel trattamento di questi minori (che a volte vengono affidati alla famiglia della madre, a volte a quella del padre-killer, altre volte ancora alle comunità).

Oggi alla Camera toccherà ricordarlo alla psicologa della Seconda Università degli studi di Napoli Anna Costanza Baldry, che presenterà il suo studio pionieristico sull’argomento. L’unico attraverso cui è possibile, a oggi, quantificare l’esercito degli “orfani speciali”: 1.628 dal 2000 ad oggi, 417 soltanto negli ultimi tre anni (180 minori). «È sui dati empirici che le istituzioni sono chiamate a riflettere – spiega Baldry – perché soltanto con quelli si possono costruire dei percorsi dedicati che permettano a questi figli di ricostruirsi una vita, di avere un futuro per quanto possibile sereno».

All’appuntamento di Montecitorio, cui parteciperanno anche il Garante dell’infanzia Filomena Albano e il presidente di Dire (Donne in rete contro la violenza) Titti Carrano, verranno presentate anche delle Linee guida di intervento che saranno a disposizione dei servizi sociali, dei magistrati, degli insegnanti, delle forze dell’ordine. Obiettivo: iniziare a costruire un protocollo di azione condiviso e tempestivo, capace di salvare la vita - là dove non è stato possibile per le loro madri - almeno a questi piccoli.

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