lunedì 4 maggio 2015
Ancora vittime nel Canale di Sicilia. Quasi mille i minori, molti i neonati. Frontex: potenzieremo interventi nel Mediterraneo.
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La vita e la morte insieme, senza pudore. Imbarcate sulle stesse navi e riversate sulle nostre coste. In un lungo fine settimana che resterà scritto nella storia drammatica dei popoli in fuga, sono quasi 7.000 i migranti raccolti tra Libia e Canale di Sicilia, mille i minori, e tra questi una neonata venuta al mondo sul pattugliatore Bettica in mezzo a 654 disperati; ma anche i dieci corpi di chi non ce l’ha fatta, due dei quali morti sul rimorchiatore, quando già erano in salvo.La conta è infinita. Solo a Reggio Calabria ieri mattina la fregata Bersagliere ha sbarcato 779 migranti soccorsi in cinque diversi interventi. Altri 675 sono arrivati al porto di Augusta (Siracusa) a bordo del Vega, intercettati da pescherecci a largo di Lampedusa. E poi ci sono i 103 soccorsi su un gommone dal pattugliatore Foscari, gli 870 arrivati sul rimorchiatore Asso29 a Pozzallo (Ragusa): tra di loro una neonata di tre giorni e due donne incinte. I 329 sbarcati la notte prima a Lampedusa, ora nel centro d’accoglienza di Contrada Imbriacola che al momento conta 1.170 immigrati. Sono 9, invece, le donne incinte tra i 397 profughi recuperati in varie barche vicino alle coste libiche e condotti ieri dalla Guardia costiera nel porto di Messina: alcuni sono sistemati a Mineo, altri in diversi centri del Nord Italia. E poi i 99 messi in salvo dal pattugliatore Borsini, che in serata ha raccolto altri 159 immigrati (48 donne e 11 bambini). O quelli del rimorchiatore Med Otto, dove sono deceduti due migranti e il comandante ha richiesto l’intervento della Marina per uno screening sanitario a bordo... In generale, però, tanta paura, disidratazione, scabbia, ma nessun allarme contagi. A colpire ovunque i soccorritori, semmai, «i segni evidenti di pestaggi e violenze», quelle da cui sono fuggiti.«Eravamo allertati e li aspettavamo per le 8 di ieri mattina», racconta Maria Bergese, una dei volontari sempre pronti nel porto di Reggio Calabria per quel primo abbraccio che al naufrago dà più conforto di cibo e coperte. Membro della Comunità Papa Giovanni XXIII, fa parte del Coordinamento diocesano per gli Sbarchi. «Tra i 779 c’erano 14 neonati. A tutti abbiamo distribuito vestiti, latte, scarpe, pannolini... arrivano letteralmente con niente». In quella piccola folla c’era tutto il mondo, «Bangladesh, Nigeria, Costa D’Avorio, Siria, Eritrea, Palestina, Sudan, Etiopia... persino una donna filippina, sposata con un palestinese». I centri di prima accoglienza in Calabria scoppiano, così in pochi restano, la gran parte sono già partiti verso altre regioni a bordo di pullman. «Servono 8-9.000 posti – scrive a tutte le prefetture il Viminale –. In ogni provincia italiana dovrà essere distribuito un centinaio di persone», escluse le province siciliane, quelle che già sopportano il maggior peso dell’accoglienza.Dal 30 aprile, dunque, nel Mediterraneo sono più di trenta le operazioni di soccorso tutte italiane, effettuate da Guardia costiera, Finanza, Marina e da navi mercantili di privati. In totale 30mila i salvataggi dall’inizio dell’anno. «Una cifra in linea con il 2014 – fa sapere Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) –, ma secondo una modalità del tutto nuova, che ha provocato molti più morti. L’anno scorso avevamo lo stesso numero di sbarchi ma gli arrivi erano meno ravvicinati, ora invece gli sbarchi sono concentrati nel giro di pochi giorni». È successo a metà aprile con 11mila persone in sei giorni e di nuovo in queste ore. Solo tra sabato e domenica la Guardia costiera ha dovuto rispondere a 17 chiamate di soccorso contemporanee «e ciò rende difficilissimo salvare tutta questa gente». Già 1.700 decessi quest’anno contro i 96 dello stesso periodo nel 2014.«Niente ti prepara alla vista di 369 persone stipate in modo così serrato da non riuscire più a drizzare le gambe – è il racconto drammatico di Medici senza Frontiere e Moas, che insieme gestiscono la nave Phoenix con un equipaggio di 20 esperti in ricerca e soccorso di uomini in mare –. Dopo alcune ore dall’inizio del salvataggio la barca era ancora piena, non finivano mai...».In serata altri 700 migranti su 5 gommoni e un barcone venivano recuperati nel canale di Sicilia da un mercantile dirottato nella zona, da una nave della Marina e da una nave islandese di Triton. Intanto scendeva la notte e sulle coste italiane la sola consapevolezza che la conta non era finita...
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