martedì 11 ottobre 2016
L’arcidiocesi di Gaeta spiega la decisione di celebrare il sacramento per il bimbo del compagno di Vendola.
COMMENTA E CONDIVIDI
Roma. La pratica dell’utero in affitto «a cui hanno fatto ricorso Vendola e Testa per avere il figlio rimane contraria alla morale cattolica » e va condannata, ma questo «non è motivo sufficiente per negare il sacramento del Battesimo, che rimane la porta dei Sacramenti ». Così l’Arcidiocesi di Gaeta spiega la vicenda del battesimo di Tobia, il bimbo che Testa ha avuto in California con il metodo della 'maternità surrogata', celebrato sabato a Suio Alto (Latina). Esprimendo dispiacere per il non rispetto della scelta di intimità e riservatezza richiesta dal’ex-presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e dal compagno, la Curia aggiunge che «la ricerca di gossip, particolari e aneddoti è scaduta nel cattivo gusto». L’arcivescovo Luigi Vari, infatti, sabato aveva risposto ai cronisti che sapeva del battesimo. «Mi era stato chiesto il permesso – la spiegazione – non ho trovato nulla da ridire perché in linea con quello che ci indica Papa Francesco, ovvero di non creare nuovi atei». Una linea ribadita ieri nella nota diffusa dall’Arcidiocesi in cui viene ricordato che «Francesco stimola continuamente la vita della comunità ecclesiale a esprimere il volto accogliente della Chiesa», così la scelta del parroco di celebrare il battesimo «è pienamente all’interno dell’attuale contesto ecclesiale». Il criterio più importante per l’ammissione, del resto, è la speranza che il piccolo sia educato alla fede cattolica; una speranza «nel caso in questione rafforzata dai padrini scelti che sono persone nella fede», una coppia di coniugi di Roma «che ha presentato regolare attestato di idoneità».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: