venerdì 29 maggio 2015
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Il tempo dei nervi saldi, dopo la ferma e assoluta condanna. Dopo che toni e tensioni sono sempre più roventi. Un esempio sono gli adesivi comparsi già nel primo pomeriggio di ieri nel quartiere Boccea alla fermata della metro Battistini, vicina alla strada dell’incidente che mercoledì sera ha ucciso una donna e ferito otto persone: 'Investiamo i zingari per strada' (testuale, ndr). Oppure sono i partiti scatenati nello scontro sulle politiche verso i rom, con lo striscione' Basta violenze rom. Marino vattene' esposto da alcuni esponenti di 'Noi con Salvini' (insieme a militanti di Fdi e Ncd) nel quartiere Boccea, che ha creato momenti di tensione con la gente che già manifestava e che ha urlato di «togliere i cartelli politici», che «la gente morta ieri non c’entra nulla con la politica» e che «la politica ha portato a tutto questo». Quanto accaduto è «un episodio grave, ma non deve portare a pregiudizi e a valutazioni strumentali», è «una tragedia che richiede una grande fermezza, ma anche la necessità di evitare generalizzazioni», sottolinea monsignor Matteo Zuppi, vescovo ausiliare di Roma. Tanto più – con le parole di monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas capitolina – che «è facile dire 'cacciamoli tutti'. La domanda invece è 'quali politiche sono state fatte in questi decenni?'. Da decenni nella Capitale i rom sono lasciati dentro un campo e in mano alle loro mafie». Infatti anche per Salvo Di Maggio, presidente della Cooperativa Ermes (da anni impegnata in progetti di scolarizzazione e inclusione dei rom a Roma), «probabilmente per questi ragazzi non si è fatto abbastanza. Oggi per i minorenni rom dei campi della Capitale è più facile incontrare situazioni di devianza che educatori». Paolo Ciani è responsabile del servizio con rom e sinti della Comunità di Sant’Egidio: «È chiaramente un dramma gravissimo – spiega – che colpisce un quartiere di periferia, nel quale siamo presenti da anni e impegnati accanto alla gente che vi abita. Siamo vicini alla famiglia della donna morta e a quelle dei feriti» e «di fronte a una morte tanto improvvisa e drammatica, chi specula su aspetti razziali non fa che aumentare la tensione». Appunto già alta: «La parrocchia in questo quartiere, dove non vediamo controlli e c’è invece tanta povertà, spesso è l’unico punto di riferimento», dice il parroco di San Giuseppe all’Aurelio, padre Giuseppe Lai. L’Associazione 21 luglio: «Le colpe di un gesto di tale gravità non possono e non debbono ricadere sull’insieme di persone appartenenti alla stessa comunità degli autori della strage, a Roma e nel resto d’Italia. E gli organi d’informazione dovrebbero prendere tutte le opportune precauzioni», tant’è che «per chi sarà chiamato ad indagare e per i giudici poco importa l’origine etnica della persona colpevole, o la sua cittadinanza o il colore della sua pelle: alla guida di quella macchina c’era una persona che va perseguita. Basta e avanza». A proposito. Un gruppo di parlamentari, eurodeputati e artisti ha querelato l’eurodeputato della Lega Nord, Gianluca Buonanno, per le sua parole a 'Piazza Pulita': «I rom sono un popolo di ladri e farabutti» che rappresenta «la feccia della società».
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