venerdì 4 settembre 2015
​Il Comune ha subito trovato un albergo ai genitori e ai 5 figli sfrattati finiti al parco per colpa della burocrazia. Tra 15 giorni avranno una casa.
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Come salotto il parco, come tetto il cielo. Succede a Milano, dove una famiglia due genitori e cinque figli - ieri dalle pagine di Avvenire ha lanciato il suo appello alle istituzioni e a tutti: «Aiutateci a trovare una casa». E la drammaticità del racconto è stata tale che in sole 24 ore all’orizzonte è subito stata individuata, seppur nelle difficoltà, una soluzione. «La famiglia a cui va la mia stima e la mia solidarietà – ha detto l’assessore comunale alla Casa, Daniela Benelli – da subito sarà ospitata in albergo. Poi entro a queste persone verrà consegnato un alloggio adeguato». In realtà Palazzo Marino conta di sbrigare la pratica - il Comune di Milano sul suo territorio ha il compito delle assegnazioni degli alloggi popolari sia di sua proprietà che di quelli della Regione - in soli 15 giorni ma non è facile anche perché il regolamento regionale che raccoglie indicazioni pure dalle leggi nazionali fissa in 114 metri quadri la superficie minima in cui può abitare una famiglia di 7 persone. Non solo, la famiglia in questione era quarta in graduatoria nell’elenco delle assegnazioni da fare in deroga (la lista che raccoglie i casi più urgenti). «Stamattina (ieri, ndr) abbiamo chiesto ai due enti gestori delle case popolari che lavorano su Milano, Aler Milano che gestisce gli alloggi regionali e Mm che cura i nostri appartamenti, la disponibilità di 4 alloggi con determinati requisiti». Così le prime tre famiglie in graduatoria saranno accontentate entro una settimana la quarta, il nostro caso, entro due settimane, massimo un mese. «Appena saputo dell’emergenza ho contattato Aler Milano per avere una ricognizione degli alloggi reperibili per questa famiglia da mettere a disposizione del Comune – ha aggiunto il sottosegretario alla presidenza della Regione Lombardia con delega all’Edilizia popolare, Giulio Gallera –. Noi siamo sempre disponibili in questi casi. Poco tempo fa ci eravamo attivati in analogo modo su segnalazione dei servizi sociali milanesi per risolvere una situazione di un altro nucleo che in 6 dormivano in un furgone». Ma se da un lato la collaborazione istituzionale funziona nel momento dell’emergenza sempre a Milano, dove sono presenti quasi 80mila alloggi popolari, sulla gestione e sugli interventi strutturali da fare sull’intero sistema delle regole, tra Comune e Regione è in corso da tempo un lungo braccio di ferro. Anche perché - è l’accusa piovuta da più parti verso Palazzo Lombardia - le riforme fatte penalizzerebbero gli immigrati ma anche gli italiani poveri.  E in discussione ci sono anche altri punti, come quello delle liste in deroga «Il regolamento regionale fissa per le emergenza la possibilità di assegnare in deroga solo una quota di alloggi pari al 25 per cento del totale delle disponibilità – ha detto ancora Benelli –. Troppo poco per una città come Milano solo che la Regione continua a dirci no nell’elevare la quota almeno al 50% per questo abbiamo fatto ricorso al Tar, vedremo». Benelli, oltre a sottolineare il fatto che sulla città ci sono diverse formule da adottare oltre al dare case popolari come i contratti d’affitto a canone concordato o le soluzioni di housing sociale, chiede anche un’altra misura alla Regione per affrontare l’emergenza abitativa. «Ci diamo almeno la possibilità di stornare dal nostro patrimonio Erp una 10 per cento di alloggi usare per le emergenze in collaborazione con il privato sociale e le fondazioni». Proposta questa che non trova il disaccordo della Regione anzi. «A luglio – ha replicato Gallera – abbiamo sbloccato per una analoga finalità una quota di case Aler. La richiesta del Comune è allo studio dei nostri tecnici e se servirà per l’emergenza abitativa e non per altre finalità come per i profughi la richiesta potrà essere approvata dalla giunta regionale».
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