giovedì 7 gennaio 2016
​La Germania avverte: soluzione europea entro breve o avanti con le verifiche.
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Soluzioni urgenti veramente europee, sul fronte delle frontiere esterne dell’Ue, degli hotspot in Italia e Grecia, far funzionare il meccanismo ridistribuzione dei richiedenti asilo. Solo così si potrà salvare l’Europa senza frontiere di Schengen. Su questo si sono ritrovati d’accordo il commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos, i ministri competenti di Danimarca e Svezia, Inger Stojberg e Morgan Johansson e il sottosegretario agli Interni tedesco Ole Schröder, in un minivertice di due ore ieri a Bruxelles.I toni sono cupi, si è capito che la sospensione di Schengen in vari paesi potrà durare ancora a lungo. La Danimarca, ultima arrivata tra i paesi Schengen a reintrodurre i controlli di frontiera (per ora per 10 giorni rinnovabili), lunedì scorso, ora minaccia di seguire l’esempio svedese di imporre al personale di treni, navi e bus la verifica che tutti i passeggeri dispongano di documenti internazionali. «Stiamo monitorando la situazione ora per ora – ha avvertito Stojberg – e se necessario faremo scattare l’obbligo per i vettori di controllare i documenti. La Danimarca non vuole diventare la destinazione finale di migliaia di richiedenti asilo». «Abbiamo concordato – ha detto per parte sua Avramopoulos – che Schengen e la libertà di movimento devono esser garantiti ai cittadini e all’economia. Mi aspetto che tutti gli stati membri lavorino in questa direzione nel 2016». Il commissario ha avvertito che «le misure eccezionali devono esser ridotte al minimo, si dovrà ritornare alla situazione normale al più presto». Solo che, ha aggiunto, «questo significa che il flusso di rifugiati deve essere ridotto. L’unico modo è trovare una soluzione europea che coinvolga tutti e 28 gli stati membri per proteggere i nostri confini». A dicembre la Commissione ha presentato una proposta per guardie di frontiera europea, con la possibilità di inviare team Ue ai confini esterni di uno stato membro (si pensa anzitutto alla Grecia) anche contro la sua volontà. Certo è che Berlino ha fretta, il sottosegretario Schröder ieri ha chiesto «entro la primavera» una soluzione europea, altrimenti Schengen rischia davvero di saltare. «Non possiamo aspettare fino alla fine del 2016 – ha dichiarato – se non avremo una soluzione europea, avremo sempre più misure prese dai singoli stati membri ». Anche la Germania, ha fatto capire, si sentirà costretta ad agire individualmente,  visto oltretutto che nonostante l’accordo Ue con la Turchia i flussi continuano alla grande, alla frontiera austrotedesca gli arrivi proseguono a ritmi di «oltre 3.000 persone al giorno» ha detto il sottosegretario, mentre ieri il ministero dell’Interno di Berlino ha spiegato che in tutto il 2015 sono arrivati in Germania 1,1 milioni di migranti, cinque volte i numeri del 2014.«Non abbiamo un sistema funzionante per il controllo delle frontiere esterne – ha tuonato Schröder – soprattutto al confine greco-turco, e non sta funzionando il meccanismo di ridistribuzione (di richiedenti asilo n.d.r.)» - appena 272 trasferiti su 160.000. Un riferimento, certo, ai riottosi paesi dell’Est che continuano a puntare i piedi contro la ridistribuzione, ma anche all’Italia e a soprattutto la Grecia, accusate di procedere troppo lentamente sul fronte degli hotspot, i centri di accoglienza e identificazione con il sostegno di personale Ue ritenuti da Berlino, Parigi ma anche Copenaghen e Stoccolma cruciali per arginare i flussi. «Di sei hotspot previsti in Italia – dirà dopo l’incontro una portavoce della Commissione Europea – ne sono attivi solo due, Lampedusa e Trapani, speriamo che siano operativi a breve altri due». Su questo fronte ha battuto anche lo svedese Johansson. «Dobbiamo rallentare l’'autostrada' (di migranti n.d.r.) – ha detto – che è stata introdotta in mezzo all’Europa attraverso la Grecia, i Balcani, l’Austria, la Germania fino ai paesi nordici». Il ministro ha insistito sul vecchio regolamento di Dublino che l’Italia vuole superare, «tutti i paesi Ue – ha affermato – devono rispettare il principio che i migranti devono chiedere asilo nel primo stato Ue da loro raggiunto». E ha sciorinato ancora una volta le cifre, «115.000 persone arrivate in Svezia solo negli ultimi quattro mesi – ha detto il ministro – di cui 26.000 minori non accompagnati. Possiamo fare molto, ma non possiamo fare tutto, dobbiamo trovare strumenti europei dobbiamo rafforzare le frontiere esterne». I primi sei mesi del 2016, in altre parole, saranno cruciali per l’Europa senza frontiere. Con Italia e Grecia, di nuovo, sotto pressione.
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