sabato 23 maggio 2015
​Il ministro Alfano ha consegnato l’onorificenza alla figlia di Roberto Mancini, vicequestore deceduto a 54 anni.
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Ha camminato fino al palco. Lentamente. Decisa. Senza lacrime. Fiera. Poi, lì, il ministro dell’Interno Angelino Alfano le ha appuntato sul petto la medaglia d’oro alla memoria del padre. E lei è tornata a sedere al suo posto, vicino a mamma Monika. «Sono molto fiera di papà, ma di lui lo sono tutti i giorni – sussurra Alessia, la figlia di Roberto Mancini –. Sono contenta che gli venga riconosciuto qualcosa, anche se troppo tardi».  Una medaglia perché Roberto è «mirabile esempio di spirito di servizio e di elette virtù civiche, spinti fino all’estremo sacrificio», è scritto nella motivazione. Per «essersi prodigato, nell’ambito della lotta alle ecomafie, con straordinario senso del dovere ed eccezionale professionalità nell’attività investigativa per l’individuazione, nel territorio campano, di siti inquinati da rifiuti tossici illecitamente smaltiti».  Davanti a quell’onorificenza «ho provato dolore», spiega Monika, la moglie: «Perché avrei preferito avere ancora lui al posto della medaglia». Che comunque resta «un riconoscimento bellissimo e mi fa felice, più che per me, per Alessia: per lei è stato importantissimo ». Sebbene – è scritto ancora nella motivazione – «l’abnegazione e l’incessante impegno» di Roberto, «per molti anni, nello svolgimento delle indagini gli causavano una grave patologia che ne determinava prematuramente la morte». L’ammissione ufficiale, cioè, delle ragioni per le quali Roberto ha dato la vita. Roberto Mancini, vicequestore, è morto il 30 aprile 2014 a 54 anni, per una leucemia e dopo aver fatto della lotta alle ecomafie una delle sue principali ragioni di vita. Per il ministro Alfano «si tratta di un grande esempio di poliziotto, sul modello di decine di migliaia di suoi colleghi che ogni giorno si battono per affermare la democrazia e l’ordine delle nostre città e con onore indossano la divisa e alimentano il prestigio della Polizia di Stato». Fu grazie alle indagini di Roberto che venne fuori un traffico di rifiuti tossici nella Terra dei fuochi sul quale hanno lucrato per anni, camorra, colletti bianchi, faccendieri senza scrupoli e imprenditori disonesti.
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