giovedì 28 gennaio 2016
Annunciati voli charter per metà dei richiedenti asilo. Migrantes, monsignor Perego: l’Europa si sta frammentando.
Naufragi nel Mediterraneo: 24 morti, 10 sono bambini
Niente asilo, fuori dalla Svezia in 60mila
COMMENTA E CONDIVIDI
La Svezia vuole espellere tra le 60mila e le 80mila persone a cui ha negato la richiesta di asilo. Nel giorno dell'ennesimo naufragio nell'Egeo (almeno 24 morti, tra i quali 10 bambini), il governo svedese rende noto che espelleràtra le 60mila e le 80mila persone a cui ha negato la richiesta di asilo; e li rispedirà a casa affittando voli charter (perché i voli commerciali usati abitualmente, dato il numero enorme non bastano più).La cifra significa la metà dei 163mila richiedenti asilo nel 2015 nel Paese, il numero più alto procapite in Europa. Delle circa 58.800 richieste di asilo valutate lo scorso anno fu accettato il 55% per cento. Perché la Svezia vuole espellere i migranti irregolari?Il governo svedese ha chiesto a polizia e ufficio migranti che organizzino le espulsioni, ma i tempi non saranno brevi: "Ci vorrà tempo, forse anni", ha spiegato il ministro dell'Interno, Anders Ygeman. Nel 2015 sono arrivati in Svezia circa 163mila richiedenti asilo, il numero più alto procapite in Europa (e delle circa 58.800 richieste di asilo valutate lo scorso anno fu accettato il 55% per cento). «Stiamo parlando di 60mila persone», ha spiegato il ministro, «ma il numero potrebbe salire a 80mila». La decisione è la conferma delle difficoltà del governo svedese a gestire un così alto numero di migranti: in rapporto alla popolazione svedese, i 163mila rifugiati che hanno fatto richiesta di asilo in Svezia nel 2015 equivarrebbero a 1,3 milioni di persone in un Paese di 80 milioni di abitanti come la Germania (che ha ricevuto l'anno scorso 1,1 milioni di rifugiati). Il tasso di accettazione varia notevolmente in funzione delle nazionalità. I siriani, arrivati in massa nel 2015, sono stati accettati per il 90%, molto più degli afghani (35%) o iracheni (20%). L'ufficio svedese spiega che numerosi iracheni e afghani possono essere espulsi in virtù del regolamento di Dublino, che stabilisce che una domanda di asilo deve essere esaminata nel primo Paese europeo di arrivo in terra straniera (come è noto, il regolamento è di difficile applicazione e la Commissione europea sta cercando di rivederlo proprio perchè esso esercita un'eccessiva pressione sui due principali Paesi di approdo dei migranti, la Grecia e proprio l'Italia). Il capo della polizia di frontiera svedese non ha nascosto però il livello di incertezza che si accompagna alla decisione del governo: "Molti migranti spariscono appena vengono a sapere che l'Ufficio migrazioni deve consegnarli alla polizia". Alcuni Paesi di origine si rifiutano di accogliere i loro cittadini, per esempio il Marocco e l'Afghanistan. Una scelta, quella svedese, che dimostra secondo monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, intervistato dalla Radio Vaticana, come «l’Europa si stia frammentando e stiano ritornando le decisioni nazionali, e non dell’Unione Europea, sulla tutela dei richiedenti asilo. Un segnale grave, seguito dai segnali arrivati nei giorni scorsi sull’intenzione di sospendere il Trattato di Schengen, che non aiuta certamente ad affrontare un dramma che cresce e che ha sempre di più degli aspetti preoccupanti, legati a Paesi e persone in fuga». Secondo monsignor Perego «l’Europa implode, e non sotto il peso dei migranti, che sono stati un milione e quindi in un continente di 550 milioni non è certamente una realtà implosiva, ma implode perché non è in grado di affrontare e regolamentare un fenomeno» che ha contribuito a provocare, «perché l’Europa stessa ha creato delle condizioni gravi in alcuni Paesi: parlo dell’Iraq, parlo della Siria, parlo dell’Eritrea, che è stata abbandonata a stessa così come la Libia. Quindi, l’Europa piange ciò di cui è causa lei stessa».

Ue: la proposta di coinvolgere la Turchia nella redistribuzione dei migranti A livello europeo, però, si cercano soluzioni concertate che non lascino sola la Grecia: in particolare sarebbe già in discussione un piano che prevede di rimandare indietro in Turchia i migranti e i rifugiati che arrivano sulle isole greche. Solo a gennaio si stima ne siano arrivati 46mila. La proposta è del leader laburista olandese Diederik Samsom che ha anticipato i contenuti del piano in un'intervista alla emittente britannica, Bbc. Secondo la proposta dell'Olanda, che detiene la presidenza di turno dell'Ue, in cambio l'Unione Europea si sarebbe offerta di accogliere fino a 250.000 rifugiati attualmente in Turchia. «Più di 850.000 persone sono arrivate nelle isole greche dalla Turchia l'anno scorso e il piano, attualmente in fase di elaborazione in diversi Stati membri dell'Ue tra cui la Germania, dovrebbe entrare in vigore entro la primavera, prima della prevista nuova ondata di migranti», ha aggiunto Samsom. Il piano olandese è vincolato alla definizione di Turchia come Paese sicuro da parte dell'Onu. «La Turchia ha ancora alcune leggi da adeguare e lo stato dei richiedenti asilo siriani deve migliorare. Deve diventare un paese sicuro», ha detto Samsom.

Anche se rimangono alcune perplessità sull'efficacia della proposta olandese: monsignor Perego in particolare ha sottolineato che «il fatto di creare un peso eccessivo su un Paese che comunque è ancora alla frontiera dell’Europa, come la Turchia, pensando di spostare il problema in questo Paese è ciò che era già avvenuto precedentemente per quanto riguarda la Libia. E questo significa non affrontare responsabilmente, invece, un nuovo programma di asilo che sostituisca Dublino, che è fallimentare».

Il fronte Sud dell'Europa: Macedonia e Grecia Sul fronte Sud dell'Europa la Macedonia ha riaperto a migranti e profughi la frontiera meridionale con la Grecia, rimasta chiusa per alcune ore ieri pomeriggio. Come riferiscono i media locali, a indurre le autorità di Skopje a chiudere temporaneamente il confine sarebbero state difficoltà a catena nel sistema dei trasporto dei migranti lungo la direttrice della rotta balcanica, e l'eccessivo affollamento dei campi e dei centri di accoglienza nei vari Paesi lungo tale rotta. È stata la terza volta negli ultimi due mesi che la Macedonia ha chiuso temporaneamente ai profughi la sua frontiera con la Grecia. Nel contempo, il premier greco Alexis Tsipras ha definito lo sforzo greco nell'affrontare la crisi umanitaria, nonostante la difficoltà economiche, "il volto migliore dell'Europa". Tsipras ha poi attaccato "certi burocrati a Bruxelles" che non capiscono la posizione del suo governo, che chiede da sempre la cooperazione della Turchia ed un'equa ripartizione dei migranti. "Il gioco delle accuse incrociate non è mai servito a niente", ha osservato, mentre si dovrebbero trovare soluzioni e distribuire il peso della crisi.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: