domenica 31 gennaio 2016
De Girolamo madrina mancata La lettera di don Patriciello
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Occorre prendere atto che per quanto riguardo la fede e la Chiesa cattolica c’è troppa confusione in giro. Forse paghiamo il prezzo di anni passati a vivere di rendita su un patrimonio di una bellezza immensa. Non sempre la confusione viene dall’esterno. A volte sono gli stessi cattolici a non rendere un buon servizio alla chiarezza.  Leggo che l’onorevole Nunzia De Girolamo ha scritto una lettera a papa Francesco perché il suo parroco le ha vietato di fare da madrina di battesimo alla nipotina. Il parroco ha fatto solo il suo dovere. La Chiesa non è nostra, non possiamo disporre a piacimento dei sacramenti. Prima di essere un onore, fare da madrina è un onere. Al battistero le saranno poste domande come agli stessi genitori. La Chiesa non ha mai preteso di leggere nel cuore degli uomini. Quel santuario è inaccessibile a tutti. Non si giudicano mai le intenzioni. De Girolamo non è sposata in chiesa. Una sua scelta davanti alla quale ci inchiniamo. Certo per un credente è un problema. Il matrimonio è un sacramento, i nubendi chiamano Dio a essere testimone del loro amore e a benedirlo. Per un cattolico sposarsi in chiesa non è qualcosa di poco conto. L’onorevole ha dichiarato: «Io e Francesco abbiamo evitato il matrimonio religioso per non cadere nella pubblicità e nel gossip. Volevamo che fosse un momento privato, lontano dalle telecamere». Non entro nel merito della scelta. Però. Non credo che sia la Chiesa ad attirare le telecamere ma i personaggi più o meno famosi. Il matrimonio si sarebbe potuto celebrare in un luogo e una data riservati. De Girolamo continua: «Devo confessare che il diniego mi ha fatto molto male. Credo che la mia situazione sia comune a migliaia e migliaia di persone alle quali oggi viene vietata la concessione dell’Eucaristia soprattutto se separate o divorziate, anche quando questa tragedia è stata subita e non cercata». No, questo passaggio non è logico. La sua situazione non è paragonabile a quella dei divorziati risposati per il semplice fatto che lei e suo marito sono liberi da precedenti vincoli. Tanti fratelli e sorelle divorziati se potessero correrebbero volentieri a celebrare il sacramento del matrimonio ma non possono. «Di fronte a questo rifiuto mi sento smarrita. Dal Papa vorrei una parola di speranza e di misericordia per noi donne e uomini cattolici in cerca di una strada». Il nostro Dio è «buono e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia». Della sua misericordia nessuno deve mai dubitare. La misericordia, però, che la Chiesa elargisce a piene mani, non sta a significare che le regole valgono per qualcuno sì e per altri no. Sarebbe un’ingiustizia madornale. Sarebbe un inneggiare a una Chiesa che si inchina ai potenti e si fa severa con i semplici. Ma non è proprio questo peccato, che tante volte abbiamo condannato in alcuni uomini di Chiesa, che vogliamo estirpare con tutte le nostre forze? La Chiesa di papa Francesco non è la Chiesa dei poveri? Delle periferie? Di chi non ha voce? L’onorevole De Girolamo, che ho avuto modo di conoscere e apprezzare, sembra reclamare per sé qualcosa che non è consentito agli altri. Nella lettera che ha scritto al Papa, dopo essersi dichiarata «credente e praticante», aggiunge: «Mi chiedo e oso chiederle, Santo Padre, che cosa siano i sacramenti...». La domanda è giusta. Forse andava rivolta al suo parroco che avrebbe potuto, con calma e serenità, darle spiegazioni. Non so perché, ma sono convinto che questo piccolo incidente ci aiuterà a riflettere sulla bellezza della nostra fede e sull’importanza della testimonianza che tutti – laici, religiosi, clero – abbiamo l’obbligo di rendere. Alla nipotina di Nunzia De Girolamo i nostri migliori auguri perché il battesimo che riceverà la faccia crescere sana e santa.
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