venerdì 20 maggio 2016
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MILANO «Il migration compact è di fondamentale importanza» per fermare la crisi migratoria. L’ottimismo del premier olandese Mark Rutte, presidente di turno del Consiglio Ue, è stato espresso durante la conferenza stampa con Matteo Renzi. Il piano italiano sui migranti, ha spiegato Rutte, è «fondamentale, perché così noi possiamo concentrarci sulla Libia e la parte orientale dell’Africa». I timori maggiori arrivano infatti da Tripoli, crocevia delle rotte subsahariane e attraversata da una crisi politico- militare con poche vie d’uscita. «Abbiamo dovuto lavorare sull’accordo, con l’Africa, la Libia e l’Egitto, con la Nigeria, con il Mali. Sono veramente molto felice – ha detto Rutte – della leadership italiana su questo». Le aperture del leader olandese, in passato tutt’altro che accondiscendente, sono spiegate da una sua constatazione: «L’80% di quelli che arrivano in Italia sono registrati, e questo è un grande risultato, un grande passo avanti rispetto a un anno fa». I numeri, pur consistenti, raccontano una lieve flessione degli sbarchi. Sono 34 mila gli arrivi dei migranti in Italia da gennaio a ieri, contro i 47 mila al 31 maggio del 2015. «Il 20% in meno di quelli arrivati lo stesso giorno dello scorso anno», ha detto Renzi durante una conferenza stampa congiunta con il primo ministro olandese Mark Rutte, in visita a Roma. «Al momento non ci aspettiamo grandi aumenti – dice Flavio Di Giacomo, portavoce in Italia per l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) – anche se è difficile fare previsioni perché tutto dipende da quello che succede in Libia». Dopo i dubbi sollevati ieri da Avvenire, anche l’Oim ridimensiona l’allarme lanciato da Europol, che ha parlato di 800 mila persone pronte a salpare. «Secondo stime dell’Oim sarebbero 240.000», 40 mila in più di quanto calcolato dall’intelligence italiana. «Siamo senza dubbio di fronte a un grande problema umanitario perché anche coloro che erano migranti economici in Libia, provenienti soprattutto dall’Africa subsahariana, di fatto diventano persone vulnerabili che per salvarsi la pelle e fuggire dalla violenze sono costretti ad imbarcarsi », osserva il portavoce dell’Oim. Tant’è che è aumentato, anche se di poco, il flusso migratorio lungo la rotta egiziana, che «rappresenta il 1015% degli arrivi in Italia». L’accresciuto ruolo strategico dei porti libici si deve a due situazioni concomitanti: da una parte molti profughi siriani lasciano il Libano e la Giordania per tentare di raggiungere l’Europa mettendo le proprie vite nelle mani dei trafficanti; dall’altra la crisi libica complica il lavoro dei clan che sfruttano l’immigrazione, che perciò stanno spostando gli affari sulla costa egiziana. «Se c’è stato un aumento delle partenze dall’Egitto molto probabilmente è perché la Libia si sta dimostrando un territorio troppo pericoloso per chi proviene dall’Africa orientale », spiega Di Giacomo. Quanto ai subsahariani, inizialmente «non avevano alcuna intenzione di venire in Europa, avevano deciso di trasferirsi in Libia per trovare un lavoro. La situazione è poi diventata così drammatica che molti sono scappati tentando la traversata in mare». Una risposta potrebbe arrivare dagli hotspot. La riunione dei ministri degli Interni Ue di oggi ribadirà dunque l’agenda europea che vuole la realizzazione di sei centri in Italia: Lampedusa, Pozzallo, Trapani, Taranto, Augusta e Porto Empedocle. Di questi sei solo i primi quattro sono già operativi, con Taranto però non a pieno regime. Se necessario l’Italia potrebbe costruire hotspot anche in Sardegna, durante il periodo estivo, secondo un documento ufficioso (in gergo europeo 'non paper') della presidenza olandese circolato alcuni giorni fa. Ma anche qui non mancano le contraddizioni. «La risposta dell’Europa alla pressione migratoria si sta rivelando inefficace e pericolosa», afferma l’ong Oxfam nel rapporto 'Hotspot, il diritto negato'. «Inefficace - si legge nel documento - perché non riesce a né contenere i flussi, suo obiettivo primario, né a garantire un’adeguata gestione delle persone arrivate». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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