giovedì 27 novembre 2014
La protesta davanti all’ambasciata del Messico a Roma. Sul marciapiede una settantina di ragazzi messicani e italiani hanno chiesto verità sulla scomparsa di 43 studenti due mesi fa, a Ayotzinapa (Iguala), nello stato di Guerrero.
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«Sono indignato per ciò che succede. Membri dei corpi di polizia, che dovrebbero proteggere il popolo, sono fra coloro che ci stanno uccidendo». Il giovane Fernando protesta davanti all’ambasciata del Messico in via Spallanzani, a Roma. Sul marciapiede una settantina di ragazzi messicani e italiani chiede verità sulla scomparsa di 43 studenti due mesi fa, a Ayotzinapa (Iguala), nello stato di Guerrero. L’ennesimo barbaro episodio della “narcoguerra” che con 136mila morti e 27mila desaparecidos, dal 2006 insanguina il Paese. «Vivos se los llevaron, vivos los queremos», scandiscono gli studenti, mentre 43 candeline accese simboleggiano i loro sfortunati coetanei. La protesta, col sostegno di Libera, si è tenuta anche a Milano, Torino e in altre città. L’ambasciatore Miguel Ruiz-Cabañas Izquierdo, che ha ricevuto una delegazione di manifestanti, afferma: «È un fatto che sconvolge tutti. Vorrei però precisare che non tutti i desaparecidos sono stati uccisi: in questi anni, 10mila sono stati ritrovati vivi». Tonio Dell’Olio, di Libera, incalza: «Chiediamo la creazione di una Commissione indipendente per la verità e la giustizia, assistita dall’Alto commissario per i diritti umani dell’Onu». Ieri il Senato  ha approvato in prima lettura due trattati per la cooperazione giudiziaria fra Roma e Città del Messico. Intanto il leader storico della sinistra, l’ottantenne Cuauhtémoc Cárdenas, si è dimesso dal Prd dopo uno scontro col presidente Carlos Navarrete, al quale aveva chiesto di lasciare in seguito all’arresto del sindaco di Iguala José Luis Abarca (ritenuto fra i mandanti della vicenda) e le dimissioni del governatore di Guerrero, entrambi del Prd.
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