sabato 6 febbraio 2016
​Oggi la Giornata internazionale per la lotta all'infibulazione. In crescita nel mondo le donne sottoposte a questa pratica disumana. Nel nostro Paese 1.000 bambine a rischio.
Mutilazioni genitali, allerta anche in Italia
COMMENTA E CONDIVIDI
I nuovi dati sulle mutilazioni genitali femminili, diffusi dall’Unicef in occasione della Giornata Onu di Tolleranza Zero verso le Mutilazioni genitali femminili (Mgf), che si celebra oggi, sono allarmanti: almeno 200 milioni di donne e bambine, 70 milioni di casi in più di quelli stimati nel 2014, in 30 Paesi hanno subito il terribile 'rito'. La metà delle vittime di questa pratica si registrano in Egitto, Etiopia e Indonesia.  Secondo il rapporto, tra tutte coloro che hanno subito mutilazioni, 44 milioni sono bambine e adolescenti fino a 14 anni; in questa fascia di età, la prevalenza maggiore è stata riscontrata in Gambia, con il 56%, in Mauritania con il 54% e in Indonesia, dove circa la metà delle adolescenti (con un età fino a 11 anni) ha subito mutilazioni. I paesi con la più alta prevalenza tra le ragazze e le donne tra i 15 e i 49 anni sono la Somalia (98%), la Guinea (97%) e Djibouti (93%).  «Il tema delle mutilazioni genitali femminili è di estrema attualità e purtroppo ci riguarda sempre più da vicino» commenta Liliana Ocmin, responsabile  Donne Immigrati Giovani della Cisl e Coordinatrice nazionale Donne Cisl nella Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili. «Questa pratica assurda, infatti, non riguarda solo i paesi indicati da Unicef e Oms, soprattutto quelli dell’Africa sub-sahariana – continua Ocmin – ma anche il nostro continente attraverso le migrazioni, divenute negli ultimi tempi sempre più strutturali a cause di guerre, miseria e catastrofi ambientali». Il Parlamento europeo ha stimato che 500.000 donne e bambine che vivono in Europa stanno soffrendo le conseguenze delle mutilazioni e che 180 mila sono a rischio ogni anno.  In Italia, nonostante la legge del 2006 che vieta e persegue gli autori di tali reati, sarebbero 35.000 le donne sottoposte a queste pratiche ed oltre mille le bambine a rischio. «Di fronte a questi dati allarmanti, dobbiamo fare di più – aggiunge Ocmin – A questi ritmi, secondo l’Agenzia Onu, occorre attendere il 2074 per il dimezzamento del fenomeno. La sensibilizzazione e l’educazione scolastica hanno fatto tanto finora ma possono fare di più. Si procede troppo lentamente. Diviene fondamentale pertanto incrementare le attività e le iniziative per accelerare il processo di sensibilizzazione». Secondo la sindacalista, è importante «non abbassare la guardia» soprattutto oggi, con l’arrivo del grande flusso di migranti. I dati del rapporto a livello globale mostrano che rispetto al 2014, circa 70 milioni di donne di bambine in più hanno subìto la pratica. Questo è dovuto alla crescita della popolazione in molti paesi e ai dati rappresentativi a livello nazionale raccolti dal Governo dell’Indonesia. Ma anche perchè è disponibile un maggior numero di dati sulla diffusione delle mutilazioni. Nel 2016, sono infatti 30 i paesi che hanno a disposizione i dati a livello nazionale.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: