sabato 3 settembre 2016
​​​​Nella notte nuova scossa in provincia di Perugia. Crolli a Norcia. A dieci giorni dal terribile sisma che ha scolvolto Lazio e Marche gli esperti spiegano cosa sta succedendo.
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Terremoto, le domande ancora aperte
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Un terremoto provoca lutti, disperazione, paura e anche tanti costi. Ma soprattutto pone delle domande. Interroga chi abita nelle zone colpite ma anche gli altri cittadini, raggiunti dalle notizie di devastazione e morte. Per tentare una risposta, giovedì sera, la Scuola superiore universitaria Iuss di Pavia ha promosso una conferenza 'senza rete' nel corso della quale si sono confrontati Paolo Bazzurro e Gian Michele Calvi. Il primo è un esperto di disastri naturali – insegna Tecnica delle Costruzioni – e dal 2009 è il vicepresidente del comitato scientifico del progetto Global Earthquake Model (Gem), un pool mondiale che studia i rischi legati ai terremoti e fa parte della Commis- sione Nazionale Grandi Rischi della Presidenza del Consiglio. Il secondo ne faceva parte all’epoca del terremoto dell’Aquila dove ha progettato le 'Case' che utilizzano gli isolatori antisismici. Calvi è anche il fondatore di Eucentre, un avanzatissimo centro di ricerca applicata nel settore dell’ingegneria sismica, famoso per aver sperimentato negli scorsi anni una piattaforma che simula gli effetti del sisma su un edificio. I tecnici di Eucentre stanno lavorando anche nelle zone terremotate del Reatino. Al termine dell’incontro di giovedì, abbiamo chiesto a Bazzurro e Calvi di spiegarci cosa stia avvenendo nel-l’Italia Centrale e come si dovrebbe affrontare l’emergenza terremoti in Italia. Paolo Bazzurro (Commissione Grandi Rischi) e Gian Michele Calvi (Eucentre) analizzano quanto è successo e cosa potrebbe ancora accadere, a partire dalla faglia che ha distrutto Amatrice e che non ha ancora scaricato tutta la sua energia. Sotto accusa la scarsa qualità delle costruzioni.

 

1 COSA SUCCEDE DENTRO L'APPENNINO?BAZZURRO: Non sta avvenendo niente di più e niente di meno rispetto a ciò che è successo negli ultimi secoli in quell’area del nostro Paese. L’Appennino si sta abbassando e l’Italia centrale si sta dilatando; questo processo geologico ha come conseguenza – tra le tante conseguenze – che si possono generare dei terremoti, anche molto forti. Nel 1639, ad esempio, si sono verificati almeno due eventi di magnitudo 6 nella zona di Amatrice e nel 1703 almeno due sismi che hanno fatto registrare una magnitudo 7. Il punto, dunque, non è che si stia verificando qualcosa di assolutamente eccezionale, ma, al contrario, dovremmo chiederci: perché un evento 'normale' continua ad ammazzare centinaia di persone? CALVI: Il sisma del 1639 fu vicinissimo all’epicentro del 24 agosto, come racconta la relatione di Carlo Tiberi che narra la 'morte compassionevole di molte persone', ma è più interessante un articolo del 2002, dove si sostiene che la faglia dei monti della Laga ha un potenziale di energia di 6.6, il che significa un terremoto di 25 volte più intenso di quello di Amatrice. Studiando gli affreschi di quella zona si era capito che il sisma del 1639 non aveva avuto quella magnitudo: cioè la faglia non aveva ancora liberato tutta la sua energia distruttiva, era ancora 'carica'.2 PERCHE' LA MAGNITUDO E' SIMILE MA CI SONO PIU' VITTIME AD AMATRICE CHE A L'AQUILA?BAZZURRO: In questi giorni si è detto che ad Amatrice e Accumoli i morti sono stati tanti perché il sisma è avvenuto ad agosto; è un motivo dell’alto numero di decessi ma non dice tutto. È più probabile che la densità di vittime del Reatino dipenda dal fatto che il tessuto edilizio era molto vulnerabile. Amatrice mi ricorda Onna: edifici in muratura non armata, realizzati con ciottoli di fiume. Immobili di quella qualità sarebbero probabilmente crollati con un’accelerazione pari alla metà di quella che si è verificata. CALVI: Trecento morti su cinquemila residenti ad Amatrice, trecento morti su centomila a L’Aquila, centri storici rasi al suolo oggi e pochi edifici crollati in Abruzzo... Ammettiamo che L’Aquila non era costruita male e che le differenze dipendono anche da quello. Ce lo conferma il caso emiliano, dove il danno economico è stato enorme e le vittime 'solo' venti. Nel Reatino, alla fine, quel danno oscillerà da 300 a 900 milioni. 3 NON SI PUO' FAR NULLA PER PREVENIRE UN TERREMOTO?BAZZURRO: Abbiamo fatto dei grandi progressi, stanno uscendo le nuove mappe di pericolosità sismica e disponiamo di tecnologie che permettono di seguire gli after shock anche di magnitudo piccola, il cosiddetto sciame sismico: ad esempio, sappiamo che in questo periodo lo sciame sta migrando verso Nord est... Purtroppo la scienza non può dire quando arriverà e se arriverà una nuova scossa importante a tempi brevi. Inoltre, in Italia, gli studi di microzonazione, che individuano la capacità di un dato terremo di amplificare le onde sismiche, sono a macchia di leopardo e spesso non confrontabili tra loro. CALVI: Gli strumenti per conoscere la pericolosità e limitare il rischio esistono, ma non ci si assume la responsabilità di decidere e troppo spesso si affida alla scienza un ruolo di supplenza. Per prendere decisioni, dettando norme, occorrono dati e noi dovremmo limitarci a fornire quelli, mentre spesso siamo condotti ad assumerci la responsabilità di scegliere. La prevenzione di un terremoto implica delle decisioni difficili, come quella di scegliere quale debba essere la probabilità annuale 'accettata' che si possano verificare morti e danni, perché in base a quella - che è correlata alle risorse - si deve poi intervenire sugli immobili. In Olanda, se devi costruire una diga, la legge prescrive che l’infrastruttura abbia una probabilità annuale massima di uno su diecimila - è un calcolo probabilistico di causare un morto e su quel rapporto vengono calcolati lavori e costi. 4 QUANTO COSTA EVITARE I MORTI?BAZZURRO: Bisogna prima di tutto capire qual è il livello di rischio che la società accetta; anche se in queste ore non lo ammettiamo, noi tutti non accettiamo di vivere con zero probabilità di collasso della casa in cui abitiamo, semplicemente perché sarebbe una casa con muri enormi e finestre piccolissime. Nel nostro Paese, inoltre, non è mai passata l’idea dell’assicurazione obbligatoria contro i terremoti, mentre in Cile quasi tutte le perdite economiche dell’ultimo sisma sono state rimborsate dalle assicurazioni. Imporre un’assicurazione non è una misura popolare e non ci sono incentivi, come avviene invece per il risparmio energetico. CALVI: Le polizze prevedono il rischio sisma, ma si tratta di clausole aggiuntive, solitamente 'regalate' al cliente. In Italia si preferisce attendere il sisma e ricostruire, prelevando le risorse dal reddito dei cittadini: se vi fosse un’assicurazione obbligatoria, incentivata, come in Svizzera o in Nuova Zelanda, costerebbe meno, perché il rischio verrebbe tradotto in un costo e il prezzo sarebbe assorbito dal mercato. E salveremmo più vite. Sul piano dei singoli interventi agli edifici, adeguare sismicamente un immobile in costruzione ha un costo minimo, nell’ordine del 5% del valore di costruzione dell’immobile stesso. Più complesso il discorso per gli immobili esistenti, soprattutto se datati, dove un costo di massima per l’intervento strutturale potrebbe essere nell’ordine del 30% dei lavori di ricostruzione dell’immobile, cui poi si devono sommare spese per rifacimenti non strutturali (ad esempio, ripristino dell’intonaco, pitturazioni, ecc.).

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