martedì 23 febbraio 2016
​La Corte di Cassazione dà torto a Poste italiane, che avevano sanzionato un dipendente perché non si era presentato in ufficio per non venir meno al precetto festivo.
«Il lavoro domenicale non è un obbligo»
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Non può essere punito dall’azienda il dipendente che si rifiuta di lavorare la domenica per motivi religiosi. Lo ha sancito la Corte di Cassazione con la sentenza 3416, respingendo il ricorso di Poste italiane contro Luigi L., dipendente sessantenne del Centro meccanizzato di Peschiera Borromeo (Milano), che, per due domeniche consecutive, non si era presentato al lavoro per non venir meno al precetto domenicale.  Nel 1999 Poste italiane, in via sperimentale, aveva introdotto il turno domenicale nel Centro di Peschiera Borromeo, estendendo poi tale turno anche ad altri reparti senza però raggiungere un accordo sindacale. La situazione - ricostruisce il verdetto dei supremi giudici aveva generato proteste da parte dei lavoratori, in particolar modo tra quelli di fede cattolica, che intendevano la domenica «come mo- mento religioso e di pratica di fede». Anche i sindacati avevano appoggiato la protesta, a cui aveva aderito anche Luigi L. che, nel 2004, aveva comunicato all’azienda di non voler lavorare la domenica e nelle altre festività cristiane, confermando però la disponibilità a recuperare in altre giornate. Per questa ragione, l’uomo non si era presentato in ufficio per due domeniche. Per tutta risposta, l’azienda postale lo aveva multato con la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione per un giorno. Punizione ritenuta «sproporzionata » dal lavoratore (e anche dalla Cassazione). I giudici, inoltre, hanno valutato positivamente la disponibilità del dipendente a lavorare nei giorni successivi, una condotta che «seppur priva di valore scriminante, esprime un atteggiamento collaborativo per compensare l’assenza», si legge nella sentenza. Infine, i magistrati hanno dato atto del fatto che «esisteva una iniziativa sindacale in corso e una richiesta individuale di non assegnazione a turni domenicali per motivi religiosi (esercizio del diritto di culto), circostanza di cui Poste Italiane era a piena conoscenza e che portarono nel periodo immediatamente successivo alla soppressione del turno domenicale». Non è la prima volta, infine, che la Cassazione si occupa del lavoro domenicale. Lo scorso settembre aveva accolto il ricorso di una commessa che era stata sanzionata per essersi rifiutata di lavorare il giorno dell’Epifania.
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