giovedì 28 maggio 2015
Secondo l’Amci il Piano nazionale per la fertilità presentato dal ministro della Salute Lorenzin è un passo per «invertire la rotta dei percorsi autodistruttivi» in azione nel Paese.
Piano nazionale per la fertilità
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«Oggi è importante invertire la rotta dei percorsi autodistruttivi che hanno trasformato i costumi del Paese». È «con soddisfazione e compiacimento» che l’Associazione medici cattolici italiani (Amci) accoglie il Piano nazionale per la fertilità presentato mercoledì dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin. L’iniziativa – che il ministro aveva preannunciato ad «Avvenire» un anno fa – «coincide con il ventesimo anniversario dell'enciclica "Evangelium vitae"», pubblicata «proprio nel periodo in cui la cultura radicale anti-natività era al culmine». L’Amci chiede al ministro «di attivare ogni positivo sostegno a tutte quelle gestanti che, in povertà di mezzi di sostentamento e con difficoltà economiche e sociali, sono costrette a richiedere l'interruzione volontaria di gravidanza». Bisogna «sottrarre a questo triste destino 170mila donne che annualmente sono spinte da dolore, solitudine e povertà a ricorrere a tecniche abortive e di contragestazione». Il Piano è un passo per tornare a comprendere che «il diritto alla vita è il primo dei diritti umani, e che lo stesso diritto alla vita comprende la difesa degli interessi delle donne, di chi dovrà nascere e dei minori», rispettando il diritto «della donna alla propria fertilità e fecondità», «del nato alla sopravvivenza» e il nascituro «dal concepimento alla nascita». «La fertilità della donna – prosegue la nota dei Medici cattolici – è materia intellettualmente impegnativa e obbliga la società civile a porre opportuni rimedi alle cause di denatalità» intervenendo sui temi dell'«ecologia della sessualità e della fecondità, oggi particolarmente in crisi». I giovani in particolare «hanno diritto a essere adeguatamente informati ed educati a un corretto stile di vita, affinché non venga compromessa la loro fertilità». L’associazione presieduta da Filippo Maria Boscia conferma la sua «totale disponibilità» a offrire tutte le proprie «competenze scientifiche, professionali e umane a tutela della maternità».

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