martedì 13 ottobre 2015
Dal 1998 al 2014 sempre più persone si spostano per via dei cambiamenti climatici.

I combustibili fossili e la fuga dalle campagne
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In fuga da casa, terra e lavoro per colpa di disastri meteorologici, desertificazione del suolo o innalzamento del livello delle acque: sono i migranti climatici. Un esercito sterminato, ma ancora senza un adeguato riconoscimento e spesso identificati genericamente come migranti economici. In realtà, denuncia un rapporto di Cespi, Focsiv e WWF Italia, dal 1998 al 2014 oltre 157 milioni di persone (circa 25 milioni all’anno) sono stati costretti a spostarsi per eventi meteorologici estremi: soprattutto tempeste, cicloni e alluvioni che colpiscono molto di più dei terremoti. Una dato sempre più rilevante e destinato a crescere drammaticamente. Dal 1992 a oggi il livello del mare è cresciuto di circa 8 cm con picchi di 25 cm. Un aumento che, se si raggiungessero i 2 gradi centigradi di riscaldamento indicati come obiettivo nei negoziati internazionali sul clima, provocherebbe comunque un ulteriore innalzamento di 5 metri del livello del mare. Questo, in prospettiva, significa la perdita di molte città costiera specialmente ai tropici, zona climatica che risulta più esposta a ripercussioni dirette. Città gradualmente sommerse, ma anche campagne che di anno in anno si ingialliscono lasciando spazio al deserto: l’innalzamento delle temperature comporta sin d’ora una minore disponibilità di acqua nell’Europa meridionale, in gran parte dell’Africa, del Nord e del Sud America. Al contrario il Nord Europa, la zona settentrionale del Nord America, la Siberia e alcune zone monsoniche vedranno un aumento considerevole delle precipitazioni. Vale a dire che siccità prolungata da un lato e inondazioni violente e ripetute saranno sempre meno eventi eccezionali, ma una dura realtà con cui confrontarsi. Questo comporta, in prospettiva, 'una crescente competizione tra le popolazioni per il controllo e l’utilizzo delle risorse naturali che potrebbero comportare conflitti e migrazioni forzate', si legge nel dossier Focsiv. Aree geografiche particolarmente a rischio i 'delta dei grandi fiumi, le città costiere e le isole' che rischiano di vedersi completamente sommerse da inondazioni. Più complesso il fenomeno della desertificazione che spesso si lega alla perdita di produttività di alcune colture mentre l’assenza di acqua potabile e servizi igenici fa crescere le malattie infettive. Per questo Cespi, Focsiv e WWF Italia, in vista della conferenza Cop 21 di Parigi sul clima chiedono 'una riflessione sugli strumenti legali internazionali' non rientrando questi immigrati nel quadro giuridico individuato dalla Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati. Un tema, quello dei cambiamenti climatici, al centro del pellegrinaggio 'Una Terra. Una famiglia umana', organizzato da Focsiv per la tappa italiana e guidato dall’ex ministro delle Filippine Yeb Sano. Una emergenza sempre più incombente, per cui serve una risposta politica complessa: politica ambientale e interventi socio-economici per sviluppare la resilienza delle popolazioni colpite dal cambiamento climatico.
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