I prelievi si sono concentrati nei punti critici: foci di piccoli e grandi corsi d'acqua, di fossi, canali e scarichi, che costituiscono i principali veicoli dell'inquinamento da batteri fecali in mare, dove sussiste il "maggior rischio" di contaminazione.
I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e vengono considerati come "inquinati" i risultatiche superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque dibalneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto del ministerodella Salute del 30 marzo 2010) e "fortemente inquinati" quelli chesuperano di più del doppio tali valori.
Si distinguono positivamente la Sardegna e la Puglia, con poche criticità riscontrate solo in corrispondenza di foci di corsi d'acqua o canali. Mentre in alto Adriatico la situazione migliore si registra in Veneto. Le situazioni più critiche si trovano, invece, nelle Marche e in Abruzzo, regioni penalizzate anche dall'elevato numero di corsi d'acqua, canali e fossi che sfociano in mare, e in Calabria.
Se nell'edizione 2016 oltre la metà dei punti sono risultati inquinati, 1 su 5, soffre di 'inquinamento cronicò, in quanto dal 2010 ad oggi è risultato fuori i limiti di legge per almeno 5 volte. Di questi, il 94% corrisponde a foci di fiumi, torrenti, scarichi e canali. Tutte le regioni costiere hanno almeno un punto "malato cronico", ma in alcune la situazione è particolarmente rilevante, con almeno 5 punti campionati che risultano inquinati ormai da anni (Marche, Liguria, Lazio, Campania e Calabria).