sabato 9 luglio 2016
La presidente dell'Invalsi, Anna Maria Ajello, interviene sul fenomeno del “cheating”, che vede i docenti suggerire le risposte alle prove, vanificandone l'efficacia e tutto il lavoro fatto sulla legalità. Il caso di Calabria, Campania e Sicilia. (Paolo Ferrario)
Invalsi e «gli insegnanti che imbrogliano»
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Permettere agli studenti di copiare in classe, o suggerire loro direttamente le risposte, vanifica ore di lezione sulla legalità. Soprattutto se questo avviene in territori dove le mafie sono ancora ben radicate. È davvero arrabbiata, la presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello, che commenta con forte preoccupazione i risultati delle prove di quest’anno, somministrate alle II e V elementare, alla III media (nell’ambito dell’esame) e alla II superiore.

La diffusione dell’imbroglio

In particolare, l’attenzione dell’Istituto si è concentrata sul fenomeno del cheating (che tradotto dall’inglese significa letteralmente “imbrogliare”), comportamento osservato soprattutto in Calabria, Campania e Sicilia, dove è addirittura in aumento rispetto agli anni scorsi. In pratica, in tante, troppe scuole di quei territori, la prova Invalsi è stata eseguita con la consapevole “collaborazione” degli insegnanti. E, caso ancora più grave, degli stessi presidenti di Commissione dell’esame di terza media, che anziché vigilare sulla regolarità della prova, hanno consentito agli studenti di copiare le risposte.

Timore della valutazione

«Probabilmente – commenta la presidente Ajello – molte scuole hanno temuto che, la pubblicazione dei dati Invalsi nel Rapporto di autovalutazione, potesse comportare i rischi di una pubblicità indesiderata. Così, anziché impegnarsi in una revisione della didattica, hanno scelto la via breve dell’imbroglio. Senza considerare il cattivo esempio dato agli studenti. Insomma – sbotta Ajello – è perfettamente inutile parlare di educazione alla legalità, facendo il contrario di quello che si afferma a parole».

Prove al computer

Per evitare, in futuro, questi comportamenti «molto riprovevoli» da parte dei docenti, l’Invalsi sta pensando di incentivare la formazione e di preparare le prove al computer, «che eviteranno la correzione delle prove da parte dei docenti sollevandoli da un peso spesso vissuto male, ma anche riducendo così il fenomeno visto che la correzione sarà automatica».

Una sfida per il Paese

Di fondo, resta la «sfida», conclude Ajello, di «convincere» chi mette in atto comportamenti scorretti, della loro «inopportunità, anche solo dal punto di vista didattico, perché in campo educativo è importante che tutti vadano nella stessa direzione, se si vogliono davvero vedere risultati in termini di sviluppo culturale dei nostri giovani e indirettamente del nostro Paese nei prossimi anni».

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