giovedì 15 settembre 2016
​Il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione: sui migranti la politica emergenziale favorisce i furbi, le nostre linee guida sulla trasparenza vengono disattese.
Cara di Foggia, Cantone: è la punta dell'iceberg
COMMENTA E CONDIVIDI
«No, non mi stupisco di quello che sta emergendo sul Cara di Foggia, piuttosto mi stupisco che sia emerso in modo casuale. Stiamo affrontando il fenomeno migratorio ancora in termini di emergenza, in modo farraginoso, senza pianificazione. E questo favorisce la malagestione». Così il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, commenta le recenti vicende foggiane. E spiega. «Quando c’è qualcuno che ti risolve il problema non vai molto per il sottile chiedendoti come lo risolve, con che prezzi, in che condizioni. Se tu hai la necessità di sistemare 300 migranti è evidente che di fronte a chi ti offre una soluzione rischi di accoglierla senza farti troppe domande, senza porti troppi problemi». Eppure l’Autorità anticorruzione aveva elaborato delle precise Linee guida generali sui servizi sociali. Poco ascoltate e seguite. «Alcuni Comuni ci stanno provando – dice l’ex pm –. Ma è una goccia nel mare». Dunque sembra che 'mafia capitale' non abbia insegnato nulla. 'Mafia capitale' ha colpito un pezzo di questo mondo, lì dove già si intravedeva che i problemi erano maggiori. Tutte le volte che si è andati ad approfondire il tema dell’accoglienza si sono trovate situazioni patologiche che, al di là di fatti corruttivi e illeciti, derivano da una gestione che ha mantenuto comunque un carattere di emergenza. Ancora oggi la pianificazione dell’accoglienza passa attraverso le prefetture, ogni regione si organizza in modo diverso, non siamo riusciti ad ottenere che si facesse un bando tipo. Quello che sta emergendo a Foggia non è necessariamente corruzione. E che cosa è? È malagestione. Una gestione sulla quale ancora oggi non si intravede un piano organizzato unitario. Viene lasciata ai prefetti, ai quali va tutta la mia solidarietà, ma è del tutto artigianale. Dal punto di vista dell’impegno esce tutta la parte migliore dell’Italia, anche quella di chi si ingegna, però è chiaro che in questo ingegno trovi chi specula e ne approfitta perché il sistema non è stato messo in sicurezza. Si stupisce di quanto emerso a Foggia? Non mi stupisco. Abbiamo fatto un’ispezione al Cara di Castelnuovo di Porto e abbiamo trovato molti problemi e credo che sia uno dei migliori in Italia. È gestito da una realtà che ha una sua strutturazione, una tradizione di accoglienza, fatto di mondi positivi, eppure abbiamo trovato anche lì problemi. Figuriamoci cosa possiamo trovare dove non c’è neanche un retroterra culturale di questo tipo. Farete qualcosa su Foggia? Non abbiamo pianificato ancora attività specifiche. I segnali che dovevamo mandare li abbiamo mandati. Abbiamo fatto delle Linee guida generali sui servizi sociali, stiamo dando una serie di pareri per come gestire questi appalti. Tutto quello che potevamo dire lo abbiamo detto, ora si tratterebbe di andare a trovare le ennesime attività illecite. Cosa servirebbe? Nuove norme? Ogni volta si pensa che per risolvere un problema servano nuove norme. Non è così. Non è tanto un problema di regole ma di programmazione di interventi che avrebbero potuto essere anche un’occasione. Il denaro che doverosamente si sta spendendo per l’accoglienza di persone in difficoltà, avrebbe potuto essere anche un volano per l’economia e invece rappresenta spesso una gestione a pioggia, soprattutto al Sud. Con una logica che non ha niente di pianificazione e nella quale ovviamente si affronta solo un pezzo del tema, non si prova ad affrontare l’argomento del superamento dell’emergenza anche sul piano delle creazione delle condizioni per l’integrazione. Io ritengo sia molto provinciale guardare sempre all’estero e dire che siamo i peggiori, però quando vedo come la Germania sta affrontando il problema, è difficile non fare un paragone. Se si continua a gestire l’immigrazione come emergenza è facile che si inseriscano furbi. I furbi sono la fisiologia. La questione vera è che quando ci sono problemi e tu devi trovare il modo per risolverli non vai molto per il sottile. Se assegni i richiedenti asilo alle prefetture sulla base di valutazioni che non tengono in nessun conto dove metterli e poi i prefetti devono assegnarli ai Comuni, non si guarda prima se lì ci sono le disponibilità. Non puoi dire li devi accogliere e ti arrangi come. Certi meccanismi avrebbero dovuto essere organizzati. E poi si ricorre ai vostri consigli. Ci chiedono spesso pareri sui bandi che devono fare i prefetti e che risentono delle difficoltà di individuare le soluzioni. Che bando fai se non sai dove mettere i migranti? Abbiamo provato a dire prima qualcosa con le Linee guida. Ad esempio che non si può creare un sistema trasparente se si chiede a chi deve fare l’accoglienza anche la disponibilità dell’immobile. Perché è chiaro che così hai fatto fuori decine di operatori. Trovi una soluzione ma crei un’oggettiva limitazione. Lo abbiamo detto con chiarezza nelle Linee guida. Si favorisce chi mette la struttura ma poi non si occupa assolutamente del resto. Ci sono tante strutture che ormai pensano che sia molto meglio fare l’accoglienza ai migranti, perché dura 12 mesi all’anno, piuttosto che fare turismo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: