mercoledì 20 luglio 2016
Due persone sono state sottoposte a fermo di polizia giudiziaria dai carabinieri di Ascoli Piceno perché ritenute responsabili degli attentati con esplosivo contro quattro chiese dell'arcidiocesi di Fermo avvenuti tra febbraio e maggio scorsi.
Bombe contro le chiese, due fermati
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Due persone sono state arrestati dai carabinieri di Ascoli Piceno in collaborazione con i Ros di Ancona perché ritenute responsabili degli attentati con esplosivo contro quattro chiese dell'arcidiocesi di Fermo tra febbraio e maggio scorsi. Sono di Fermo, entrambi intorno ai 36 anni, i due uomini sottoposti a fermo di polizia giudiziaria nell'ambito dell'inchiesta sugli ordigni esplosi davanti alle chiese del Fermano. Secondo le prime indiscrezioni, i due fermati sarebbero dell'ambiente degli ultrà della Fermana e sarebbero in qualche modo legati ad Amedeo Mancini, in carcere per l'omicidio del nigeriano Emanuel Chidi Namdi. Uno dei due sarebbe una sorta di ideologo, convertito dai valori ultrà di destra a quelli anarchici. Gli ordigni fatti esplodere negli ultimi mesi davanti ad altrettante chiese di Fermo sono quattro: tra febbraio e marzo due bombe rudimentali sono scoppiate davanti al Duomo e davanti all'ingresso della chiesa di San Tommaso, nel quartiere di Lido Tre Archi. Nella notte tra il 12 e il 13 aprile, un altro ordigno ha danneggiato l'ingresso della chiesa di San Marco alle Paludi, parrocchia retta da monsignor Vinicio Albanesi della Comunità di Capodarco. A fine maggio, un ordigno inesploso era stato trovato davanti alla Chiesa di San Gabriele dell'Addolorata.

L'inchiesta sui quattro episodi è condotta dalla Procura di Fermo. Tra le ipotesi fatte finora, quella di gesti intimidatori nei confronti della Chiesa fermana, particolarmente attiva a fianco di poveri, immigrati, disagiati. «Siamo una chiesa che dà fastidio» aveva detto lo stesso don Vinicio in occasione dell'attentato a San Marco. Poi, dopo l'omicidio di Emmanuel, il profugo nigeriano colpito con un pugno dall'ultrà Amedeo Mancini e morto dopo poco, il sacerdote aveva rilevato che dietro gli episodi vi sarebbe lo stesso “clima”: «Un contenitore di un magma formato da violenza, aggressività, frustrazione, esibizionismo», non organizzato ma formato da «schegge impazzite in grado di coagularsi all'occorrenza».

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