lunedì 19 gennaio 2015
Si farà in settembre a Milano il Forum sulla famiglia durante Expo. Ma i contestatori del convegno di sabato in Regione Lombardia sulla famiglia non si placano. Scintille anche a Perugia.
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«Confermo che già questa settimana, incontrando gli organizzatori, procederemo alla costituzione del forum della famiglia, per organizzare per la fine di settembre un convegno internazionale sulla famiglia». L’ha annunciato Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, rilanciando quanto annunciato sabato al convegno «Difendere la famiglia per difendere la comunità», iniziativa attorno alla quale peraltro non sono ancora cessate le polemiche. A innescarle sono stati esponenti di formazioni che hanno contestato il convegno definendolo a priori "omofobo" e non cessando di attaccarlo anche dopo la sua conclusione. Il pretesto sono stati alcuni episodi già criticati sabato stesso: l’allontanamento dalla sala di un giovane intervenuto allo scopo di disturbare e una battuta di Maroni ritenuta offensiva dai manifestanti che presidiavano l’esterno della Regione pacificamente ma sotto il controllo di un ingente schieramento di polizia, in clima complessivo non certo sereno.

A questi fatti contestati si è aggiunta la presenza in platea di don Mauro Inzoli, sacerdote cremasco oggetto nel giugno 2014 di un provvedimento canonico col quale la Congregazione per la dottrina della fede «in considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo provocato da abusi su minori» lo invitava «a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza», oltre a disporre «un’adeguata psicoterapia». A consentire l’ingresso al convegno di don Inzoli, sul quale non c’è alcun provvedimento della magistratura italiana, sarebbe stato l’accredito concesso dagli uffici della giunta regionale. La sua presenza a un’iniziativa che comunque era aperta al pubblico è stata giudicata inopportuna sia dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni – del quale alcune sigle rappresentative del mondo omosessuale hanno chiesto le dimissioni – sia dal suo predecessore Roberto Formigoni, anche lui presente al convegno. Entrambi si sono detti all’oscuro della presenza del sacerdote e hanno ridimensionato un episodio che, insieme agli altri oggetto di polemiche, ha finito per spostare l’attenzione dal merito del convegno, che ha messo al centro l’unicità della famiglia fondata sull’unione feconda tra un uomo e una donna. Il clima sovraeccitato che si è creato per settimane attorno all’appuntamento milanese, e che ha influito sui toni stessi del convegno, ha prodotto anche episodi come il danneggiamento dell’insegna del nuovo quotidiano «La Croce» – il direttore Mario Adinolfi era tra i relatori – che ha seguito di poche ore le scritte ingiuriose con le quali è stata imbrattata la sede di Tempi, settimanale tra gli organizzatori dell’iniziativa.

Alle polemiche milanesi si è aggiunta la denuncia e la conseguente indagine per diffamazione aperta a carico del Forum delle famiglie di Perugia, che ha pubblicato sul proprio sito un video nel quale il suo presidente Simone Pillon ironizza sul più che discutibile materiale diffuso ai liceali della città dall’associazione gay «Omphalos» sulla prevenzione delle malattie veneree, ma in realtà – come denuncia il Forum nazionale – «con le istruzioni per l'uso dell'amore omosessuale».

Eugenia Roccella (Ncd) ha annunciato un’interrogazione al ministro della Giustizia Orlando nella quale intende chiedere «se in questo Paese sia ancora garantita la libertà di dire pubblicamente quello che pensiamo, sia pure con "sferzante ironia", visto che, proprio pochi giorni fa, ci siamo detti tutti Charlie». «La sensazione – si legge in una nota del Forum – è che qualcuno voglia radicalizzare il dibattito pubblico su temi caldi come l'omofobia o le unioni omosessuali. Ma questo è il modo peggiore per affrontare temi sociali rilevanti. O meglio: è il modo migliore per approdare a decisioni improprie e per aprire ferite che non si rimargineranno. Qualcuno sembra voler perseguire proprio questo. Di certo non sono le famiglie che, nel massimo rispetto dell'individuo e delle libertà personali, chiedono solo di poter educare i propri figli in libertà di coscienza e di poter affermare liberamente che un bambino ha bisogno di un papà e di una mamma.  E chi non lo condivide ce lo lasci dire».

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