giovedì 9 aprile 2015
Dalle associazioni appello al Parlamento. In audizione Fidae, Fism e Foe hanno criticato «l’irrisorietà delle detrazioni» per le famiglie: «Senza provvedimenti adeguati, il sistema sarà soltanto statale».
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Ridare cittadinanza alla scuola paritaria all’interno della Buona scuola. Nella seconda giornata di audizioni presso le commissioni congiunte di Camera e Senato a fine serata arriva anche la voce delle associazioni della scuola paritaria. Un’audizione iniziata dopo le 20.30 e che ha concluso la giornata lavorativa dei parlamentari.  Le associazioni presenti hanno di fatto riepilogato quanto in queste settimane hanno sottolineato alla luce del disegno di legge. «Un testo che concentra la sua attenzione in maniera quasi esclusiva sulla scuola statale» sottolinea don Francesco Macrì presidente nazionale della Federazione che riunisce le scuole cattoliche paritarie dalla primaria alle superiori (Fidae). Una «condizione di marginalità» a dire il vero già sottolineata all’epoca della presentazione del documento della Buona scuola nel settembre dello scorso anno, ma che anche l’attuale disegno di legge sembra aver ricalcato in gran parte. Eppure, sottolinea ancora l’intervento del presidente nazionale della Fidae, in questo testo «vi sono aspetti largamente condivisibili, in taluni casi anche coraggiosi, perché intaccano vecchie incrostazioni ideologiche e organizzative, sebbene il loro destino futuro sia legato a una molteplicità di variabili di cui oggi è difficile dire». Sul terreno degli interventi previsti per la scuola paritaria, la Fidae valuta «in maniera positiva e come inizio di un cammino intrapreso» quella parte che prevede interventi finanziari come il 5 per mille e lo School bonus, mentre sulla norma della detrazione fiscale (il 19% per una spesa massima annua di 400 euro a bambino) la richiesta è non solo di includere anche gli studenti delle scuole superiori (oggi esclusi), ma anche l’aumento dell’importo «così da avviare tra i genitori delle scuole paritarie e statali, tutti cittadini della stessa nazione, una condizione che sia di equità e giustizia». Un tema presente anche nell’audizione della Federazione delle scuole materne di ispirazione cristiana (Fism), il cui segretario nazionale Luigi Morgano ha sottolineato non solo «l’irrisorietà della detrazione, valida solo per chi ha capacità contributiva con l’assenza di qualsiasi riferimento agli incapienti», ma anche le spese ulteriori che cadranno su famiglie e scuole per adempiere le prassi amministrative previste dalla detrazione. Di certo, ribadisce la Fism, occorre fare presto perché in assenza di provvedimenti adeguati «il sistema scolastico inevitabilmente si ridurrà ad un unico sistema, quello statale», perdendo la presenza di quella paritaria sempre più in difficoltà economica. Non solo. La Fism nel suo intervento ha ribadito l’urgenza di correggere all’articolo 21, riguardante la delega al governo in materia di sistema nazionale di educazione e istruzione dalla nascita fino ai 6 anni, dove si parla soltanto di scuole dell’infanzia statali, cancellando con un semplice aggettivo (statale, appunto) il sistema pubblico integrato che, per le materne, comprende scuole statali, paritarie e degli Enti locali. Un passaggio tutt’altro che banale, sottolinea la Fism.  Sottolineature, precisazioni, suggerimenti offerti alle commissioni parlamentari, con in forte invito da parte delle associazioni della scuola paritaria (presente anche la Foe), affinchè «il nostro Paese compia finalmente qual passo che lo collochi, anche per il suo sistema scolastico, a tutti gli effetti nell’Unione Europea, che oggi è il territorio civile di riferimento».
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