sabato 3 settembre 2016
A Calais smantellamento in corso. E Parigi avrà un campo profughi. Nel centro che ospita fino a 9mila persone, resistono però tendopoli e assembramenti.
La Francia: «Così svuoteremo la Giungla»
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I nodi francesi irrisolti legati al dramma dei migranti vengono nuovamente al pettine a Calais, il capoluogo settentrionale affacciato sulla Manica dove ieri è giunto ancora una volta il ministro socialista del-l’Interno, Bernard Cazeneuve, deciso a «smantellare progressivamente» la cosiddetta 'Giungla', ovvero l’area costiera dove almeno 7mila migranti (stima prefettizia) vivono ammassati dentro container per i più fortunati, oppure in tende di fortuna, baracche o semplicemente nella sterpaglia, per gli ultimi arrivati spinti come gli altri dal sogno di approdare un giorno in Gran Bretagna.  L’assembramento a ridosso del porto industriale, dove secondo le Ong umanitarie anche cristiane vivono in realtà in 9mila e più, è di nuovo al collasso per tante ragioni aggrovigliate attorno a numeri già tanto drammatici: dai tentativi notturni di gruppo anche violenti dei migranti per salire sui camion che transitano nella vicina bretella verso l’Eurotunnel, alle proteste di cittadini e commercianti della città, che chiedono a Parigi di decretare lo stato di 'catastrofe economica'. Anche la neogollista Natacha Bouchart, sindaca di Calais, reclama la «chiusura completa della Giungla». Il ministro Cazeneuve è giunto ieri anche nella scia di un braccio di ferro appena perso dallo Stato, dato che il recente tentativo prefettizio di sgomberare una settantina di botteghe e tavole calde di fortuna spuntate fra le tende è stato bloccato da un verdetto della giustizia amministrativa, per la quale quelle strutture ricoprono comunque funzioni vitali. «Abbiamo già provveduto allo smantellamento della zona sud, all’inizio dello scorso marzo, e abbiamo cominciato quello della zona nord», ha dichiarato Cazeneuve, sottolineando la «grande determinazione» dell’esecutivo nel trovare soluzioni d’equilibrio. Da una parte, la repressione (da inizio anno, «29 reti d’immigrazione clandestina» smantellate, con «574 trafficanti arrestati»), altri 200 agenti schierati e nuove barriere, anche con 100 milioni di euro di aiuti promessi da Londra. Dall’altra, 8mila nuovi posti d’accoglienza smistati in tutta la Francia entro fine anno, più 5mila promessi l’anno prossimo. E intanto, a un anno dalla morte del piccolo Aylan Kurdi, diversi vip inglesi si mobilitano per chiedere all’esecutivo britannico di aprire le braccia a 400 piccoli rifugiati bloccati nella 'Giungla'. Non lontano da Calais, a Grande-Synthe, funziona già un primo campo profughi da 1.500 posti in linea con le norme internazionali dell’Onu, fermamente voluto dall’Ong 'Medici senza frontiere' in accordo con vari enti locali, prima di ottenere anche finanziamenti dallo Stato, inizialmente contrario. Quei 220 capannoni di legno hanno infranto un vero e proprio tabù nazionale,  spingendo adesso anche la giunta di Parigi ad annunciare l’apertura di un campo analogo «entro fine settembre» nei rioni nord della città. Sarà riservato agli uomini, prima di un secondo campo per donne e bambini isolati. Le autorità parigine sperano così di placare la spirale degli accampamenti spontanei a ridosso della metropolitana continuamente smantellati dalla polizia, che finiscono poi per rispuntare qualche giorno dopo nelle vicinanze. È un altro segnale di speranza accolto positivamente dalle Ong umanitarie, da tempo in rotta con il potere centrale. Secondo la nota specialista Virginie Guiraudon, direttrice di ricerche al Cnrs, la Francia è divenuta «un Paese di accampamenti di migranti in attesa» anche perché, fino allo scorso marzo, sono stati accolti «solo 300 rifugiati sui 30mila annunciati». Posta in parallelo di fronte all’emergenza attentati, la macchina pubblica pare arrancare. Ma a pochi mesi dall’elezione presidenziale, pesa pure un clima politico segnato dalla retorica xenofoba degli ultranazionalisti del Front National, dati sempre in alto nei sondaggi. Su questo sfondo, anche la corsa verso le imminenti primarie del centrodestra è già costellata da annunci controversi che mescolano  questioni migratorie e timori terroristici.
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