mercoledì 26 novembre 2014
​Tre richieste degli organismi caritativi del Continente per sconfiggere la fame entro il 2050 e a partire dall'Expo, a sfamare quasi 10 miliardi di esseri umani.
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Un impegno forte dell’Europa per sconfiggere la fame entro il 2025, partendo dall’occasione offerta dall’Expo milanese. Quella globale e quella di casa, che comprende 48 milioni di cittadini con passaporto comunitario vittime della povertà assoluta. Cominciando con l’approvazione di leggi che in ogni Paese, Italia compresa, riconoscano e garantiscano il diritto al cibo, prima e più drammatica privazione di un povero.  Prendono forma i contenuti e gli stimoli che la Chiesa cattolica intende portare all’Esposizione universale sull’alimentazione, a partire dalla campagna globale «Una sola famiglia umana cibo per tutti». E prendono forma proprio da Milano, dove Caritas Europa presenta stamane il rapporto «Il ruolo dell’Ue per far cessare la fame nel mondo».  Come ha denunciato anche il Papa, oltre 805 milioni di persone soffrono ancora la fame e oltre 3 milioni di bambini muoiono ogni anno a causa di sottonutrizione e malnutrizione mentre circa 2 miliardi di esseri umani soffrono di una o più deficienze micronutritive.  «Ciononostante – afferma la rete Caritas del Vecchio continente – il cibo prodotto è sufficiente per tutti e, secondo la Fao, ve ne sarebbe a sufficienza per una dieta giornaliera pro capite di circa 2.770 calorie. Solo profonde riforme strutturali a più livelli possono assicurare sistemi agroalimentari piú equi, sostenibili e resilienti realmente in grado di sradicare la fame entro il 2025 e che riescano ad alimentare 9,6 miliardi di persone entro il 2050».  Caritas Europa, nel rapporto presentato a Milano, domanda come l’Ue può provare a riformare il sistema agroalimentare globale. E offre tre risposte. «L’Ue a 28 membri è il primo donatore mondiale di aiuti allo sviluppo – afferma il rapporto, – ma non ha nessun quadro giuridico che garantisca il diritto all’alimentazione per tutti». Perciò, è la prima richiesta, «i deputati europei possono impegnarsi nella lotta alla fame e nella promozione del diritto all’alimentazione convincendo le istituzioni europee della necessità di includere il diritto al cibo nelle prossime riforme del Trattato». Se, poi, invece di procedere in ordine sparso, le politiche europee fossero coerenti, il loro impatto sarebbe enormemente maggiore. Per questo, è la seconda richiesta di Caritas Europa «serve un punto di riferimento stabile », un ministro europeo per le politiche allo sviluppo, che sull’esempio di quel che si sta cercando di fare con il ministro degli esteri dei 28, «sia in grado di armonizzare gli interventi della Ue a favore dei paesi poveri».  Infine, molti esperti concordano nell’affermare che le ragioni chiave della fame e della malnutrizione sono la povertà e l’emarginazione. «Le persone non soffrono la fame a causa di una scarsa produzione – sottolinea lo studio – ma perché non si possono permettere di acquistare i prodotti sul mercato o perché non hanno un accesso continuativo e sostenibile alle risorse necessarie per poter produrre la quantità di cibo necessaria in maniera autosufficiente». Il rapporto sottolinea che il 70% delle persone che vivono in estrema povertà nel mondo è concentrato in aree rurali e la maggioranza sono piccoli agricoltori. Per questo, è l’ultima richiesta di Caritas Europa, per battere la fame occorre che il 10% degli aiuti pubblici vada a sostenere il modello di produzione agricola sostenibile e solidale. Tre, dunque le richieste principali: il riconoscimento del diritto al cibo nei Trattati europei, la nomina di un unico referente europeo per le politiche allo sviluppo, la destinazione del 10% degli aiuti pubblici all’agricoltura sostenibile. In tale cornice, con una revisione degli stili di vita, prende forma concreta il sogno di sconfiggere la fame.
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