giovedì 21 luglio 2016
Il ministro Boschi: «Procedure più snelle, famiglie più ascoltate». E a settembre tornerà a riunirsi la Cai.
SECONDO NOI Rimborsi con l’Isee ipotesi da respingere
«Così cambierà il pianeta adozioni»
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Procedure più snelle, valorizzazione delle buone pratiche esistenti, costi ridotti, tavoli di confronto con le Regioni, riduzione del numero degli enti autorizzati e, finalmente, convocazione a settembre della Commissione per le adozioni internazionali, la cui ultima riunione plenaria risale al giugno 2014. È l’elenco dei buoni propositi espressi dal ministro per le riforme e presidente della Commissione per le adozioni internazionali, Elena Boschi, in un’audizione alla commissione Giustizia della Camera, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sullo stato di attuazione delle disposizioni legislative in materia di adozione e affido. In un quadro sempre più difficile, con un numero di adozioni internazionali passato dalle 8.274 domande del 2004 alle 3.857 del 2014, in un clima di conflittualità crescente tra Cai e enti autorizzati, le parole del ministro Boschi avevano lo scopo di ridare fiducia a chi opera nel settore ma, soprattutto, alle famiglie che si sottopongono a lunghe attese con costi spesso molto impegnativi, nella convinzione che la scelta dell’adozione – donare una famiglia a un bambino che ne è privo – conservi un valore umano e sociale di assoluto valore. Il programma tracciato dalla presidente della Commissione internazionale si inserisce nella linea operativa più volte auspicata da enti e associazioni. «C’è la necessità non solo di garantire la fase precedente dell’adozione – ha sottolineato Boschi – ma soprattutto di rafforzare e lavorare molto sul post adozione», perché il percorso di una famiglia non si interrompe quando il bambino arriva in casa, e c’è sempre bisogno di sostegno e assistenza psicologica. Altrettanto importante il lavoro con le Regioni. Boschi ha ammesso che oggi la situazione italiana è troppo eterogenea. Ci sono Regioni virtuose e altre in cui l’attesa è prolungata: «Non rispettiamo la tempistica prevista dalla legge, andiamo oltre i 6 mesi e mezzo previsti, e su questo dobbiamo intervenire». Da qui la proposta di tavoli di lavoro per condividere le buone pratiche adottive. Quelle che in questi ultimi 16 anni hanno portato in Italia circa 46mila minori stranieri con una percentuale di fallimenti adottivi che non raggiunge il 4 per cento. Per rendere il sistema più snello ed efficiente è però necessario che la Commissione per le adozioni internazionale, dopo la stasi di questi ultimi due anni, torni a girare a pieno regime. Boschi ha sottolineato la necessità di un «aggiornamento del Dpr che disciplina la Cai, perché le esigenze dopo dieci anni sono cambiate e forse anche il tipo di competenze che possono essere chiamate a contribuire al buon funzionamento» della commissione si sono evolute. Il ministro ha accennato alla possibilità di un rapporto diretto tra la Cai e le famiglie. Ma anche alla riduzione degli enti autorizzati. «Oggi sono 60. Forse – ha concluso – d’accordo con loro, si possono valutare possibilità di coordinamento e di aggregazione per limitare il frazionamento».
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