sabato 27 agosto 2016
Sono morte le tre sorelle rimaste sotto le macerie della casa di ospitalità di Amatrice. I ritratti tracciati dalla superiora. Altre tre si sono miracolosamente salvate.
Cecilia, Agata e Anna: il sacrificio delle suore
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Suor Mariana si è miracolosamente salvata, insieme a suor Giuseppina e suor Maria, ricoverate da giorni nell’ospedale di Rieti con varie fratture. Estratte vive dal disastro. Invece sono rimaste sotto le macerie del loro convento, ad Amatrice, altre tre consorelle:  Cecilia, Agata e Anna. Le Ancelle del Signore, istituto religioso di diritto diocesano fondato nel 1940 proprio nel paese più colpito dal sisma del 24 agosto, hanno perso una parte importante della presenza in Italia: «Con la loro morte tragica siamo rimaste in meno di 20», riferisce  suor Agnese Continolo, superiora della comunità di Ascoli Piceno, dove le consacrate si prendono cura di 18 anziani in una residenza protetta e gestiscono una scuola materna. Ad Amatrice c’era la loro casa di ospitalità per le ferie e per gruppi (frequentata da scout e parrocchie); ora però «non esiste più» e fra le rovine delle mura sbriciolate sono stati sepolti anche i corpi di quattro ospiti. Suor Agnese ci tiene a ricordare con affetto e commozione le tre consorelle scomparse così tragicamente: «Suor Cecilia Ferri, nata nel ’37 a Pescorocchiano (nel Reatino), era un’orfana di guerra accolta dal nostro fondatore padre Giovanni Minozzi nel collegio ad Amatrice; diventata dattilografa, lavorava a Roma quando ha sentito la chiamata. Abbiamo preso insieme l’abito da novizie; poi lei ha ricevuto l’incarico di superiora generale per tre volte. Era colta, molto decisa».  Aveva 81 anni suor Agata Galasso, originaria di Avigliano Scalo, in provincia di Potenza: «Una delle colonne del nostro Istituto», commenta suor Agnese. Suor Anna Serio, 74 anni, era nata a Crispiano, in provincia di Taranto. «Entrambe si occupavano degli ospiti a tempo pieno e collaboravano nella parrocchia di Sant’Agostino». La madre generale, suor Paola Tagliente, segue costantemente ma da lontano le tristi notizie: si trova a 40 chilometri da Lima, in Perù, in visita alle consorelle in missione, impegnate accanto agli anziani, ai bambini, in parrocchia. «Dovrebbe rientrare il 15 settembre, ma forse anticiperà la sua partenza», ipotizza la superiora della comunità di Ascoli Piceno. A breve le salme verranno trasportate dalle pompe funebri da Amatrice all’obitorio di Ascoli Piceno; i parenti di suor Agata la riporteranno a casa, per tumularla nel suo paese di origine, mentre le altre due religiose verranno sepolte nel cimitero della città marchigiana. Intanto suor Mariana, albanese 32enne, sta cercando di riprendersi dallo shock: «Stava terminando gli studi a Roma, un mese fa era andata in aiuto delle nostre consorelle insieme a suor Giuseppina, partita da Ascoli Piceno. Continua a ripetere che doveva morire anche lei con loro: è molto provata, distrutta dal dolore», racconta suor Agnese, che l’ha accompagnata in ospedale ad Ascoli Piceno per tutti gli accertamenti specialistici, dalla tac alle analisi, dopo che nell’ospedale da campo allestito sul luogo del sisma le avevano messo i punti di sutura sul viso per le ferite riportate durante il crollo delle mura del convento.  Intanto di suor Maria (67 anni) e suor Giuseppina (75 anni), ancora ricoverate al nosocomio di Rieti, si stanno occupando alcuni ex allievi del collegio per orfani che sorgeva ad Amatrice, poi trasformato in casa per ferie. Un luogo simbolo per il paese, dove padre Minozzi – cappellano militare sempre in prima linea, nativo di Preta, una delle piccole frazioni di Amatrice – raccolse il testamento di tanti genitori morti al fronte durante la prima guerra mondiale: dare un futuro ai bambini rimasti orfani a causa del conflitto. Così nel 1919 fu inaugurato l’istituto che diventò scuola, collegio, casa per migliaia di ragazzi e ragazze, di cui dal 1940 in poi si prenderanno cura le Ancelle del Signore ('Devono essere dolci madri di quei ragazzi raccolti dalla strada', auspicava il sacerdote, fondatore della congregazione). Oggi di quella struttura storica restano un cumulo di macerie e il campanile della chiesa del Crocifisso, spezzato dalle scosse e «caduto nel cortile».
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