domenica 8 marzo 2015

Martedì il governo dovrebbe introdurre il parametro che permetterà di far conoscere il risparmio dello Stato attraverso le paritarie.

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Due parole: costo standard. Ma anche una «formula» che potrebbe far superare una contrapposizione dura a morire, anche in presenza di una legge (la 62 del 2000), che sancisce la nascita di un unico sistema scolastico nazionale con differenti gestori. Stiamo parlando della parità scolastica, che in queste ultime settimane è tornata sotto i riflettori dopo la decisione del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini di individuare uno strumento con il quale riconoscere la libertà di scelta in campo educativo, nell’ambito del provvedimento sulla buona scuola. Nel testo che dovrebbe vedere la luce martedì, infatti, troverà spazio la possibilità di detrazioni fiscali per le spese sostenute dalle famiglie, a iniziare dalle rette pagate per l’iscrizione alle scuole paritarie, parte integrante del sistema scolastico nazionale. Il costo standard, cioè la determinazione di una cifra di quanto si deve spendere per l’istruzione di uno studente, è destinato a fare chiarezza sulla spesa reale che questo Paese riserva all’educazione delle nuove generazioni. Ed è il riferimento al costo standard che per esempio potrebbe far capire quanto si spende per singolo studente. Se è iscritto a una scuola statale il costo complessivo è sostenuto dall’intera collettività attraverso le tasse, mentre per lo studente della paritaria il costo cade principalmente soltanto sulle famiglie (che però con le loro tasse sostengono anche i costi della statale). Determinare un costo standard, per il quale il ministro Giannini si è più volte espressa, permetterebbe di dimostrare anche il risparmio che la scuola paritaria garantisce allo Stato. Una svolta, quella dell’idea di determinare il costo standard, che nasce all’interno della grande consultazione promossa dal governo sulla buona scuola tra il 15 settembre e il 15 nov embre. Si tratta infatti di una delle numerose proposte avanzate dalla base, ma che in pochi giorni ha raccolto migliaia di adesioni. A presentarla è stata suor Anna Monia Alfieri, religiosa marcellina e presidente regionale della Fidae lombarda, l’associazione che riunisce le scuole cattoliche dalla primaria alle secondarie. «È un passaggio fondamentale, questo – spiega la presidente lombarda della Fidae in uno dei documenti elaborati in questi mesi di intensa attività – , funzionale non solo ad una corretta gestione della scuola pubblica (e, a monte, della cosa pubblica), ma anche ad aprire concretamente la strada perché sia riconosciuto anche in Italia il diritto fondamentale di educare la prole nella massima libertà, in una scuola pubblica (cioè controllata, garantita dallo Stato, utile a tutti) non importa se statale o paritaria, potendo scegliere nell’ambito di una pluralità di offerta formativa. Chi paga le tasse deve poter scegliere. Lo Stato garantisca, non gestisca: non gli conviene». Insomma uno Stato garante e non gestore, perché attraverso una corretta concorrenza e la determinazione di un costo standard, possa esserci un innalzamento globale della qualità del servizio svolto. Da parte di tutti.
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