domenica 22 novembre 2015
​Valichi chiusi: migliaia costretti al freddo, molti i bambini. E i trafficanti fanno affari.
Il respingimento selettivo degli afghani Le proteste alle frontiere
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Non poteva esserci momento peggiore. Il giro di vite alle frontiere, in seguito ai fatti di Parigi, proprio mentre arriva il grande freddo. La rotta balcanica, percorsa ogni giorno da migliaia di profughi, più che un percorso a ostacoli sta diventando una roulette russa. Solo in Macedonia sono 3 mila le persone bloccate e ieri sera 2 mila tra essi hanno inscenato un sit-in al confine con la Grecia preannunciando uno sciopero della fame se non verranno riaperte le frontiere. La maggior parte sono marocchini, ma alcuni provengono da Algeria, Tunisia, Libia, Libano, Iran, Pakistan, Bangladesh e Congo. «Dal 20 novembre, diversi Paesi stanno permettendo di attraversare i confini solo ai migranti provenienti da Siria, Afghanistan e Iraq – afferma Sara Tesorieri, dell’ong Oxfam –. Persone di altre nazionalità che stanno cercando protezione in Europa al momento sono bloccate fuori. Questa decisione rischia di lasciare abbandonate e con un futuro incerto migliaia di persone. Siamo preoccupati del potenziale deterioramento della situazione umanitaria». Dopo il 'muro' di filo spinato ungherese adesso anche Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia hanno deciso di filtrare i migranti, con il risultato che a migliaia si stanno ammassando lungo i confini, senza assistenza sufficiente e in una situazione di crescente tensione.Il governo macedone ha riferito che permetterà l’ingresso solo ai cittadini della Siria, Afghanistan e Iraq attraverso il suo confine meridionale con la Grecia, vietando l’accesso a tutti coloro che sono considerati migranti economici. «Dal momento che Slovenia, Croazia e Serbia hanno deciso di applicare criteri di selezione tra rifugiati e migranti economici che viaggiano verso i paesi occidentali dell’Ue, la Macedonia ha attivato la stessa misura», ha dichiarato il ministero degli Interni macedone in un comunicato. Il rischio, per Skopje, sarebbe infatti quello di ritrovarsi a dover fronteggiare sul proprio territorio migliaia di migran-ti a cui viene impedito il passaggio verso Nord. Il divieto riguarda in particolare cittadini di Iran, Pakistan, Marocco, Bangladesh, Liberia, Algeria. La situazione al confine tra Macedonia e la Grecia, in cui è stato allestito un campo di transito per accogliere i migranti, è sempre stata calma. Secondo il ministero, al momento vi sono circa 300 rifugiati provenienti dal Medioriente, ma le previsioni non sono ottimistiche. Solo giovedì oltre mille persone sono state bloccate tra Serbia e Macedonia, mentre al momento sono 1.500 i migranti intrappolati in Serbia in attesa di registrazione. Tra essi anche numerosi anziani e decine di bambini. Secondo diverse fonti delle organizzazioni umanitarie è urgente la necessità di aumentare la capacità di accoglienza nei punti di ingresso, per garantire alloggi dignitosi ed efficaci, il rispetto delle norme di tutela dei minori, l’assistenza, la registrazione e lo screening delle migliaia di migranti, in modo da poter identificare coloro che hanno bisogno di protezione, coloro che possono essere trasferiti in altri Paesi europei e le persone non bisognose di protezione internazionale e nei confronti delle quali devono essere messi in atto meccanismi di rimpatrio efficaci e dignitosi. «In ogni caso, le decisioni relative ai minori dovrebbero essere prese considerando il loro interesse superiore», ribadisce l’Acnur. Per l’alto commissariato Onu per i rifugiati, fino a quando un sistema di accoglienza e di screening non sarà realizzato, «gli unici ad avere il controllo della situazione sono le reti di trafficanti senza scrupoli le cui attività hanno portato alla morte di quasi 3.500 persone nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno ». Il giro di vite non fermerà il flusso, che semmai troverà altre strade, proprio grazie ai passeur, che vedono crescere il proprio business all’aumentare dei filtri alle frontiere. «La situazione attuale, se non affrontata in modo rapido e completo – insiste l’Acnur –, porterà a una frammentazione dei percorsi e a ulteriori difficoltà. Deve essere fatto molto di più per contrastare contrabbandieri e trafficanti».
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