lunedì 24 agosto 2015
Per il presidente della Cei, cardinale Bagnasco, famiglia e unioni civili «sono cose diverse, essendo realtà diverse. Omologare automaticamente è contro la logica». (Francesco Ognibene)
Cirinnà: avanti tutta anche senza Ncd
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Famiglia e unioni civili «sono cose diverse, essendo realtà diverse. La famiglia naturale è fondata sul matrimonio, come anche riconosce la nostra Costituzione. Bisogna riconoscere la diversità delle realtà, e quindi, trattare le singole realtà secondo la concreta situazione. Omologare automaticamente mi pare che sia contro la logica». Lo afferma il cardinale Bagnasco in un’intervista a Radio Vaticana, nella quale torna sul tema già affrontato domenica sul «Corriere della Sera»: è «scorretto» – aveva detto il presidente della Cei – applicare i diritti che spettano alla famiglia, che è composta da «papà, mamma, bambini. Applicare gli stessi diritti della famiglia ad altri tipi di relazione è voler trattare allo stesso modo realtà diverse: è un criterio scorretto anche logicamente e, quindi, un'omologazione impropria. I diritti individuali dei singoli conviventi, del resto, sono già riconosciuti in larga misura a livello normativo e giurisprudenziale».

La posizione del Governo sul punto sembra non essere mutata: «Penso che una legge sulle unioni civili va fatta. È un tema, anche sotto l'aspetto sociologico, importante e non penso che possa intaccare l'importanza del matrimonio così come è regolato dalla Costituzione». L’ha dichiarato al Meeting di Rimini il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ed esponente del Governo molto vicino al premier Matteo Renzi. «La regolamentazione delle unioni civili va fatta, in nome del rispetto di tutti i cittadini – ha aggiunto –. Questa regolamentazione non intacca il valore del matrimonio. Il Governo procederà su questo tema, facendo le mediazioni necessarie in Parlamento».

Le dichiarazioni di Bagnasco hanno riacceso il confronto su un tema che registra posizioni tutt’altro che omogenee, anche all’interno degli stessi partiti. Secondo il senatore del Pd Giorgio Tonini «ciascuno si muove secondo coscienza e avendo come riferimento la visione del mondo alla quale si ispira. Per un credente c’è la visione cristiana, indubbiamente. Come parlamentare il punto di riferimento è la Costituzione e le sue interpretazioni da parte della Corte costituzionale». Nell'iter della legge «ci sono stati rallentamenti da Ncd e da Forza Italia ma il disegno di legge non si è mai fermato. Si arriverà in porto, ne sono sicuro».

«Avanzo una provocazione: mettiamoci d’accordo tutti su una norma di legge che vieti la pratica dell’utero in affitto, che umilia la donna a mero strumento procreativo, e poi l’intesa sul resto sarà più facile da trovare». È l’opinione del coordinatore di Ncd Gaetano Quagliariello, che delle parole di Bagnasco dice che lo hanno «colpito perché partono da una posizione direi laica, da un principio di realtà. Ovvero non ha chiuso gli occhi di fronte a una realtà evidente a tutti, né si sogna di negare la libertà personale di scelta, e i diritti a essa connessi. Però torna al vero tema. Al matrimonio, alla sua intrinseca specificità legata alla procreazione. E basta rileggersi con attenzione il Codice civile quando parla del matrimonio per ritrovare esattamente ciò di cui stiamo discutendo: cioè l’assoluta centralità, appunto nel matrimonio, della prospettiva della procreazione, dei figli».

«Come prima firmataria dell'emendamento che non equipara le unioni civili al matrimonio del ddl Cirinnà rilancio la provocazione del senatore Quagliariello»: lo dichiara la senatrice Pd Emma Fattorini, che vuole «prendere sul serio le sue parole. Troviamo insieme una legge che vieti questa pratica anche quando viene fatta all'estero e troviamo poi l'accordo sulle unioni civili che riconoscano tutti i diritti alle coppie omosessuali che non facciano ricorso a questa inaccettabile pratica. Alcuni senatori del Pd – spiega – stanno già preparando un ddl su questo punto: non si può accettare che venga utilizzato il corpo della donna come fosse una mera incubatrice per una procreazione altrimenti impossibile. Il figlio non è un diritto a qualsiasi prezzo e questo nel rispetto del piccolo e della donna. Infatti non solo noi del Pd siamo contrari, ma la stessa legislazione italiana vieta esplicitamente il ricorso a questa pratica. Quindi facciamo insieme una legge, trovando un accordo anche a livello europeo contro la maternità surrogata e, insieme, una buona e veloce legge sulle coppie omosessuali colmando, un ritardo veramente inaccettabile».

«La senatrice Fattorini raccoglie e rilancia la proposta di Quagliariello sul divieto di ricorrere all'utero in affitto come premessa a un accordo sui diritti dei conviventi. La norma che vieta la cosiddetta maternità surrogata in effetti è già contenuta nella legge 40, ma viene costantemente disapplicata, nella totale distrazione delle procure; si tratta dunque di riformularla e rafforzarla in modo da impedire che venga aggirata o ignorata – dichiara Eugenia Roccella, parlamentare di Area Popolare-Ncd-Udc –. Sarebbe fondamentale che l'area moderata e cattolica del Pd esprimesse un chiaro e deciso rifiuto nei confronti del "liberismo procreativo", ricordando, però, che non si chiede una legge parallela, bensì un emendamento al ddl sulle unioni civili che ne caratterizzi e ne modifichi profondamente l'impostazione».

Per il deputato di Area Popolare Paola Binetti colpisce tra i fautori della legge Cirinnà «l'ostinata incapacità di ascolto reciproco e quindi la chiusura a possibili mediazioni. Una soluzione, realisticamente attuabile anche in tempi brevi, per le unioni civili c'è: definisce la loro specificità e rimuove ogni possibile ambiguità rispetto al matrimonio. Sul fatto che tra le due realtà – aggiunge Paola Binetti – non si possa e non si debba far confusione sembra convenire anche la maggioranza del Pd; ma la legge Cirinnà non è altro che un copia-incolla della normativa sul matrimonio. Cambia l'etichetta ma i contenuti, le formule, la stessa ritualità rimane identica. È la legge Cirinnà che non può funzionare, di questo sembrava che anche il presidente Renzi si fosse perfettamente reso conto qualche mese fa, quando aveva proposto di accantonarla in vista di una soluzione migliore, che però non è mai arrivata. Se si vuole la legge sulle unioni civili entro l'anno si rinunci alla Cirinnà».

Il Parlamento deve lavorare a una «legge che disciplini le unioni civili, senza però intaccare il matrimonio», che è una «cosa a parte» e sancisce «l'unione tra un uomo e una donna». È l’opinione del ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti. «Ho molto rispetto per le parole di Galantino e di Bagnasco: loro parlano alla coscienza dalla gente. Il ruolo della politica è, però, diverso: noi dobbiamo dettare delle regole e fare le leggi, dobbiamo prendere atto di una situazione che in Italia esiste, dove le coppie di fatto sono tantissime». Quindi, secondo il ministro, «il Parlamento dovrà trovare una mediazione fra le varie posizioni che sono presenti nel Paese e in Parlamento e arrivare a una legge che da una parte disciplini le unioni civili riconoscendo i diritti alle unioni civili, ma dall'altra parte non intaccando il matrimonio che resta una cosa a parte, l'unione tra un uomo e una donna».

«Sulle unioni civili, non avendo per quello che mi riguarda un atteggiamento pregiudizialmente contrario, reputo che sia possibile definire una linea ragionevole che non divida la maggioranza». Lo afferma Fabrizio Cicchitto, deputato di Ncd. «Infatti – spiega – bisogna operare una chiara differenziazione fra i due istituti, le unioni civili e il matrimonio: le unioni civili devono regolare i rapporti fra le coppie omosessuali quindi comprendere una serie di questioni attinenti alla convivenza escludendo le adozioni che derivino dall'inaccettabile ricorso all'utero in affitto e invece ammettendo l'adozione di un figlio derivante da un precedente rapporto di uno dei due componenti la coppia. Per ciò che riguarda la questione delle pensioni di reversibilità, essa va esaminata dal punto di vista della compatibilità finanziaria e non sulla base di questioni di principio».

Un’altra voce del governo intervenuta in queste ore è quella di Benedetto Della Vedova, senatore e sottosegretario agli Esteri: «La discussione sulla legge in materia di unioni civili a cui assistiamo in questi giorni e il tono allarmistico utilizzato dallo schieramento contrario, che mi sembra più ridotto nella composizione e ideologico nell'ispirazione culturale, non sono cose né strane né nuove». Nella gran parte dei Paesi occidentali, aggiunge, «"vecchie" e "nuove" famiglie non sono state giocate le une contro le altre, sulla base del principio di superiorità etico-antropologica della famiglia cosiddetta tradizionale, ma si è proceduto insieme al pieno riconoscimento delle coppie eterosessuali e dei loro diritti e all'estensione di efficaci politiche di sostegno alla genitorialità e agli obblighi di cura familiare, senza bisogno di alcuna discriminazione tra famiglie gay o etero». L’esponente di Scelta civica ricorre all’argomento del divorzio: «Quarant'anni fa, con l'approvazione della legge e nonostante l'evidenza di quanto accadeva nei Paesi divorzisti, scorsero fiumi di parole anche da parte di politici di razza per mettere in guardia i cittadini sugli sconvolgimenti sociali che il divorzio avrebbe comportato in Italia. Oggi – conclude Della Vedova con un’affermazione discutibile – il divorzio è un fatto pacifico e nessuno, neppure tra i difensori della famiglia cosiddetta tradizionale, sostiene più che dalla sua abolizione deriverebbe una migliore salvaguardia dell'istituto familiare. Il tempo si incaricherà di stemperare i toni e di sconfiggere i pregiudizi».

Ma nella stessa maggioranza c’è chi la pensa molto diversamente: «Per il Governo sulle unioni civili si va avanti? Premesso che è bene rimanga materia parlamentare, la soluzione c'è: stop al ddl Cirinnà, proprio per "non intaccare il valore del matrimonio come regolamentato nella Costituzione" di cui parla lo stesso Delrio. E allora avanti con la proposta di legge Pagano-Sacconi sui diritti individuali dei conviventi. Per cui no all'equiparazione al matrimonio, no all'adozione gay e no, soprattutto, all'orrenda pratica dell'utero in affitto». È quanto dichiara il deputato di Area popolare Alessandro Pagano, promotore del comitato «Parlamentari per la Famiglia». «Stiamo assistendo – aggiunge – a una subdola campagna avallata dai media a sostegno del pensiero unico e contro chi, la maggioranza del Paese, crede unicamente sulla famiglia composta da mamma, papà e figli, finalizzata alla procreazione. A difesa e a sostegno della famiglia naturale – conclude Pagano – continueremo a far sentire la nostra voce in Parlamento, anche con il Family Act, e nelle piazze».

«Sulla regolamentazione delle unioni civili sono due le cose francamente insopportabili – dice Giorgio Merlo, dirigente nazionale del Pd –. Da un lato l'attacco quotidiano, volgare e strumentale, agli esponenti della Chiesa e in particolare ai vertici della Cei proveniente dai vari schieramenti. Dall'altro la riedizione della contesa tra guelfi e ghibellini nel dibattito politico. Come se nei partiti e tra i partiti - di destra o di sinistra non fa alcuna differenza - ci fosse qualcuno che pensa di avere ancora il monopolio della rappresentanza politica cattolica. Chi arriva dal cattolicesimo democratico ha imparato che l'insegnamento della Chiesa si rispetta. Sempre. E poi la politica decide in autonomia e laicamente».

Dal Gruppo misto alla Camera la voce del presidente Pino Pisicchio: «Francamente stupisce la polemica tardo-agostana sulle dichiarazioni di uomini della Chiesa cattolica relative alle unioni civili.  Ma che pretendono coloro che rinfocolano la polemica, che la Chiesa rinunci al suo dovere di esprimere la sua dottrina e il suo punto di vista? E lo stato laico che deve assumere le sue decisioni.  Deve ascoltare, nel pluralismo delle culture, gli orientamenti prevalenti nel Paese e poi decidere in autonomia. Ma pretendere di far tacere la Chiesa quando il suo magistero non ci piace è un errore. Come quello, che spesso si compie, di ridurre a politica la dottrina cristiana».

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