giovedì 6 ottobre 2016
​Mogherini prova a rassicurare: processi separati. E Juncker rilancia il piano Africa. Alla conferenza su Kabul sì a 15,2 miliardi dagli Usa e 4,8 dall'Ue.
«Afghanistan, nessun legame aiuti-rimpatri»
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La promessa di nuovi aiuti per Kabul è arrivata come previsto ieri alla  conferenza internazionale sull’Afghanistan a Bruxelles, cui hanno partecipato 75 Paesi e 26 organizzazioni internazionali, presenti i vertici dello Stato afghano, il segretario generale dell’Onu  Ban Ki-moon e il segretario di Stato Usa, John Kerry: 15,2 miliardi di dollari (13,5 miliardi di euro) tra il 2017 e il 2020, grosso modo quanti quelli per il quadriennio precedente. Dall’Ue sono 4,8 miliardi di euro, dall’Italia, ha detto il viceministro degli Esteri Mario Giro, 182 milioni. La Germania fa la parte del leone con 1,7 miliardi.«Non si tratta solo di un impressionante impegno finanziario, ma politico a sostegno del governo di unità nazionale» ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini. L’Ue e la comunità internazionale, ha detto Mogherini, puntano sulla riconciliazione nazionale, alla cena della vigilia, ha spiegato, «abbiamo trovato un terreno comune per un sostegno al processo (di pace, ndr) con prospettiva regionale», l’allusione è anzitutto a Cina e India. E Kerry ha invitato i talebani a una «pace onorevole». «La sola via per porre fine al conflitto passa per un accordo politico duraturo» si legge nel comunicato finale.

I partecipanti alla Conferenza di Bruxelles sull'Afghanistan (Lapresse)Intanto però dall’Afghanistan ieri giungevano notizie di civili in fuga da Kunduz, attaccata dai Talebani, e di un kamikaze fattosi esplodere a Kabul contro un bus che riportava a casa personale del ministero delle Miniere afghano (venti feriti). Una situazione in deterioramento, non a caso ieri a Bruxelles il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha sottolineato che «non c’è una data specifica o un calendario » per il ritiro dell’Alleanza, che rimane con 13.000 militari. Un Paese in cui l’Ue vuole rimandare decine di migliaia di migranti irregolari afghani, in base all’accordo firmato domenica con Kabul. Accordo, come scritto ieri da Avvenire, che prevede i rimpatri anche forzati di migranti irregolari afghani che non abbiano ottenuto asilo, con voli di linea e charter, 50 a volo. Mogherini, annunciando l’intesa, ha voluto rispondere a quanti vedono un rapporto tra rimpatri e aiuti, tra cui centinaia di afghani che ieri protestavano davanti alla sede della Conferenza, «vogliono rimandarci in zone di guerra in cambio di aiuti», scandivano. «Non c’è mai collegamento tra gli aiuti allo sviluppo e quello che facciamo sulla migrazione e la questione migratoria non è sul tavolo della Conferenza di oggi, è un processo parallelo separato» ha precisato l’Alto rappresentante.Toni ben diversi, però, sono giunti dal presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk. «Noi – ha detto – non ci aspettiamo ringraziamenti, ma ci aspettiamo che i Paesi di origine riaccolgano i propri migranti economici irregolari». Ancora più esplicito il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier. «Gli aiuti sono condizionati al progresso delle riforme in Afghanistan e ci aspettiamo cooperazione sul fronte migratorio».«Scambiare l’assenso del governo afghano per i rimpatri con agli aiuti è un’assoluta vergogna», ha tuonato in una nota Amnesty International.Quanto all’Italia, «noi – ha detto Giro – abbiamo messo condizionalità generale sull’efficacia degli aiuti, la questione dei rimpatri è un problema molto tedesco (la Germania è il paese più 'gettonato' dagli afghani, ndr)».Di migranti ha parlato anche il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, che ha ricordato il piano di investimenti per Africa e Medio Oriente da 44 miliardi di euro lanciato il 14 settembre. «L’offensiva investimenti per l’Africa – ha detto di fronte al Parlamento Europeo a Strasburgo – deve partire il prima possibile».
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