venerdì 24 luglio 2015
La testimonianza di un gruppo di immigrati sbarcati ad Augusta. Un etiope a capo dell'organizzazione che causò il naufragio di Lampedusa in cui morirono 366 persone. L'INCHIESTA Strage di Lampedusa, fermati i trafficanti (1 Luglio 2014)
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Nel Canale di Sicilia migliaia di profughi continuano a tentare la sorte affrontando traversate che somigliano sempre più a una roulette russa. L'ultima tragedia del mare sarebbe avvenuta mercoledì mattina al largo delle coste libiche: alcune decine di migranti - una quarantina secondo le testimonianze dei superstiti - sarebbero annegati in seguito al naufragio di un gommone. A raccontarlo sono stati gli stessi sopravvissuti sbarcati giovedì pomeriggio ad Augusta dalla nave militare tedesca Schleswig - Holstein che ha soccorso complessivamente 283 profughi a bordo di tre diverse imbarcazioni. L'unità tedesca, che non è impegnata ufficialmente nell'operazione Triton, nell'ultimo mese tuttavia è già intervenuta in diverse occasioni nel Mediterraneo per salvare vite umane: il 19 giugno scorso ha sbarcato a Reggio Calabria 544 migranti; quattro giorni dopo altri 522 a Salerno. I superstiti del naufragio, 88 in tutto, sono stati raccolti in un primo momento da una nave mercantile, poi sono stati affidati alla nave militare tedesca approdata ad Augusta. Agli operatori dell'organizzazione umanitaria Save the children hanno raccontato che erano oltre 120 su un gommone fatiscente partito nella notte tra lunedì e martedì da un porto della Libia. A un certo punto i tubolari si sarebbero sgonfiati e il battello avrebbe cominciato a imbarcare acqua. Una quarantina di migranti, tra i quali alcune donne e bambini, sarebbero finiti in mare annegando nel giro di pochi minuti. Gli altri si sarebbero aggrappati al gommone semi affondato fino all'arrivo dei soccorsi. Le testimonianze dei sopravvissuti vengono ritenute attendibili dall'organizzazione umanitaria. "Abbiamo parlato con diversi di loro - spiega Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save the children - e le versioni sono concordi. Ho davanti a me un ragazzo in lacrime perchè ha perduto il fratello. Le vittime sarebbero tutte originarie di paesi dell'area sub sahariana". Sarebbe un etiope di nome Ermias Ghermay una delle menti del traffico di esseri umani dalla Libia, come anticipato da Avvenire il 2 luglio del 2014Sky News ha diffuso un servizio che evidenzia le responsabilità dell'etiope nel naufragio di Lampedusa e cita come fonti  la polizia italiana e il pm Geri Ferrara. La polizia italiana avrebbe intercettato diverse telefonate tra Ghermay e i suoi luogotenenti, una delle quali lo collega direttamente al naufragio al largo di Lampedusa dell'ottobre 2013 in cui morirono 366 persone. Nella registrazione si sente Ghermay "discutere del naufragio con uno dei suoi contatti in Sudan: i due ne parlano con disinvoltura come di un piccolo danno collaterale del loro traffico internazionale di uomini". Ghermias dà la colpa ai migranti di insistere sul voler attraversare il Mediterraneo in un momento giudicato da lui inopportuno ed entrambi gli interlocutori si dicono "preoccupati per l'impatto che il naufragio sta per avere sulla loro reputazione e quindi sul 'business'".
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