giovedì 19 maggio 2016
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L'enorme distesa di luci brillanti della Capitale, con l'inconfondibile "anello" del Colosseo, i faraglioni di Capri o Trieste di fronte all’Adriatico o il "salotto buono" del cuore di Torino con la sua Mole… E ancora, la maestosità delle Alpi e del Gran Sasso, l'incanto "geometrico" delle Saline di Trapani o l'avamposto isolano di Lampedusa, agognato dai migranti. E a colorare ogni scatto, il blu quasi elettrico del cielo, la silohuette delle nuvole e le commoventi sfumature di arancione, rosso, rosa e giallo tipiche dell’alba e del tramonto. È la magia cromatica del crepuscolo la vera protagonista delle immagini di paesaggi italiani realizzate dal fotografo-acrobata Massimo Sestini (vincitore nel 2015 di un World press photo), grazie a una speciale "imbracatura" che gli ha permesso di sporgersi all’esterno degli elicotteri del servizio aereo della Polizia di Stato. Un lavoro complesso, ora esposto nella mostra «Orizzonti d’Italia»: 30 foto di straordinaria bellezza, sistemate su pannelli (e accompagnate da immagini di "backstage" riprese durante i voli) esposte a Roma, nella galleria Alessandro VII Chigi, nel complesso del Quirinale. La mostra è stata inaugurata oggi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, insieme al capo della Polizia Franco Gabrielli e al direttore del Dis Alessandro Pansa.
Le immagini scattate dai super elicotteri della Polizia (i modelli AgustaWestland AW139 e AB212 di Leonardo-Finmeccanica) immortalano il fascino di luoghi simbolo del Bel Paese poco prima che cali la notte o che nasca il giorno. Attimi di "passaggio" che toccano il cuore degli esseri umani, per i quali albe e tramonti sono da sempre fonte di emozioni, timori e speranze, come scrive il prefetto Pansa nell’introduzione al catalogo della mostra: «Anche per questo, la notte è il momento in cui della polizia si avverte ancora di più il bisogno. Una luce in più, quella del lampeggiante, per avere la conferma che lo Stato non è un’astrattezza, che ci sono donne e uomini pronti a proteggere la nostra incolumità, i nostri beni, la nostra tranquillità; o più semplicemente, pronti a soccorrere e confortare chi è in difficoltà, chi è più vulnerabile alla disperazione».
L'autore, Massimo Sestini, fotoreporter spericolato innamorato della bellezza"Voglio una foto spericolata…". Potrebbe essere questo, parafrasando la celebre canzone di Vasco Rossi, il motto del fotografo Massimo Sestini, autore di scoop d'eccezione, ma anche di scatti poetici e commoventi. Toscano di Prato (Firenze), classe 1963, ha imparato a fotografare da autodidatta, realizzando immagini di concerti rock e di cronaca per i quotidiani locali. Lo scatto dell’attentato al Rapido 904 ottiene la sua prima copertina su Stern. Da allora, la sua carriera decolla: negli ultimi trent'anni, il fotoreporter toscano è stato testimone, col suo obiettivo, di tragedie come l'affondamento della Moby Prince o le stragi di Capaci e via D'Amelio (sono sue le foto dall’alto degli attentati a Falcone e a Borsellino). Le immagini aeree sono una sua specialità, spesso esclusive: dal Giubileo del 2000 al G8 di Genova, fino ai funerali di Papa Giovanni Paolo II. Nel 2012 va in immersione, insieme ai sommozzatori della Polizia, per fotografare la nave  da crociera “Concordia” affondata all'isola del Giglio. Collabora con la Marina militare al progetto “Un sogno lungo cento giorni”. E nel 2014, abordo della “Fregata Bergamini”, immortala i salvataggi dell'operazione “Mare Nostrum”. L'anno dopo, un suo scatto di un barcone di migranti tratti in salvo, anche in quel caso realizzato a bordo di un elicottero, vince il "World press photo of the year", sezione "general news". L'impresa che ha portato alla mostra "Orizzonti d'Italia", la racconta così: «Le prime immagini sono nate durante le pause, mentre ci stavamo dirigendo nel luogo in cui scattare le foto del calendario 2016. Stando in volo con i piloti della polizia ho subito compreso che le macchine digitali mi permettevano di realizzare quello che fino a dieci anni fa era impensabile con la pellicola,  cioè riprendere in volo e senza cavalletto il paesaggio in orari di luce come quelli del crepuscolo». E fra gli elicotteristi della Polizia, prosegue Sestini, «ho trovato persone eccezionali, con cui si è subito instaurato un rapporto di collaborazione e amicizia. Hanno fatto di tutto per mettermi nelle condizioni di svolgere al meglio il mio lavoro. Alcune immagini, come quella della Riserva naturale delle Saline di Trapani o nei pressi di Reggio Calabria, sono nate da un loro suggerimento mentre sorvolavamo l’Italia».  Per un fotografo, osserva il reporter, il momento del passaggio della luce dal giorno alla notte e dalla notte al giorno è fondamentale. Ma coglierlo è difficile, perché l’illuminazione cambia con rapidità e occorre essere veloci. «Alcune immagini come quella del Gran Sasso o di Napoli sono state scattate durante l’aurora – ricorda il fotografo toscano – che avviene circa quaranta  minuti prima. E tenendo conto che l’aurora dura molto di meno rispetto al tramonto, non è facile trovarsi pronti in quegli istanti». Negli scatti scelti, oltre a offrire una rappresentazione insolita del nostro Paese rispetto ai tradizionali racconti fotografici, Sestini pare aver colto ¬- alla maniera dei pittori "vedutisti" di fine Settecento ¬- l’atmosfera romantica e drammatica del passaggio di luce, fermando nella magia dello scatto paesaggi in cui, nel crepuscolo, al blu del cielo e del mare e alle punte di spillo delle stelle fanno da contraltare le ragnatele di luci urbane delle grandi città: «Nel mio lavoro di fotografo di cronaca - conclude ¬- è difficile incontrare la bellezza, perché i fatti che riprendo sono eventi drammatici, tragici. Ritrarre l’Italia che è uno dei paesi più belli al mondo, circondata da un mare unico, con realtà storica e naturale tra i più belli al mondo al crepuscolo è stata una grande emozione. Per me, la bellezza è questo lavoro». 
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