giovedì 26 aprile 2012
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È deciso: in Germania sarà ristampata l’opera Mein Kampf di Adolf Hitler, con la quale colui che sarebbe diventato il Führer esponeva la sua visione della Germania, dell’Europa, della Storia e dell’Umanità: scrivo tutto in maiuscolo, non solo perché così si scrivono i sostantivi nella lingua tedesca dopo Lutero, ma perché questa, spaventosa, era la misura che l’autore aveva del suo compito in Terra. Dal 1945, anno del suicidio dell’autore, l’opera era proibita in Germania. In Europa era sconsigliata dappertutto. In Polonia fu ristampata nel 2005, ma le autorità, colte di sorpresa, la sequestrarono subito. In Italia è stata stampata nel 2000 per iniziativa di Armando Cossutta, che curava la casa Ers, Edizioni Riforma dello Stato. Adesso torna nella sua lingua originale: i diritti scadono 70 anni dopo la morte dell’autore e l’opera diventa di pubblica proprietà. Quel che è stupefacente è che si passa da un estremo all’altro: finora l’opera era proibita, adesso sarà diffusa anche in una edizione per le scuole. Sarà una lettura guidata: il testo sarà commentato da un gruppo di studiosi, per ricordare al lettore il male che da quelle parole è venuto all’umanità. Ho qui fra le mani l’edizione italiana, Ers. Anche questa prende le sue cautele: l’opera è corredata di un’appendice fotografica, 14 immagini dello Sterminio: i forni, i morti, impiccati, fucilati, i letti di un lager, un suicida sui fili elettrici. Le foto non hanno didascalia. Per dire che le loro didascalie sono i capitoli che precedono. È un libro delirante che trasmette un delirio: anti-pacifista, anti-costituzionale, anti­europeo, anti-americano, e sempre, profondamente, anti-cristiano. Un libro della vendetta e della rapina. Non mostra nessun senso di fraternità in Europa, per una storia comune, una religione unificante. Punta continuamente il dito su «lo spazio che dobbiamo prenderci a est, i nemici che dobbiamo eliminare in casa»: un libro che tende allo scatenamento di una nevrosi aggressiva, specialmente verso tre nemici mortali: la Francia, l’Inghilterra e gli ebrei. Tuttavia (è la scoperta che si fa leggendolo) la nevrosi aggressiva non è la sua matrice: la sua matrice è l’esatto opposto, una nevrosi fobica. L’autore è terrorizzato dalla presenza in Europa di due super-potenze inarrestabili, Francia ed Inghilterra, e si sente umiliato dalla debolezza della Germania. Questa debolezza ha una causa: la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale. unque l’impresa da compiere è complessa: riscattare la grande sconfitta con una più grande vittoria, rovesciare il ruolo dominante di Francia e Inghilterra sottomettendole a un nuovo ruolo dominante della Germania. Per creare una nuova Germania bisogna creare un nuovo uomo tedesco. Il tedesco adatto alla nuova storia dominante non dev’essere colto, dev’essere forte. Hitler ha un’idea fisica della forza: raccomanda nelle scuole la pratica della boxe, meno lingua francese e più palestre di pugilato. L’uomo tedesco dev’essere un «animale da combattimento». Non c’è mai nel libro una specifica accusa agli ebrei, hanno fatto questo o hanno fatto quello: al posto delle accuse ricorre sempre una maledizione estrema, «hanno fatto tutto». La storia tedesca abbracciata dallo sguardo di Hitler va dal lontano passato, l’inizio della razza ariana, al lontano futuro, fra 600 anni, quando i tedeschi in Europa saranno 250 milioni e ognuno avrà lo spazio necessario alla sua super-vita. Per marciare verso la realizzazione di questo sogno occorre la violenza: il parlamentare eletto dal popolo è un «verme», la fiducia nella democrazia è «idiota». L’universo è regolato da una legge, la vittoria del più forte sul più debole, è una legge morale, il più forte è migliore e il più debole è peggiore. C’è una diversità di valore, e quindi di diritti, tra razza e razza e tra uomo e uomo. Non è un testo reticente, non giustifica quelli che dicono: non sapevamo, non avevamo capito. È chiarissimo: un rifiuto della civiltà. Ristamparlo può servire a questo: spiegare i razzisti a se stessi, fargli capire cos’è quello che vogliono e qual è il risultato a cui porta. Del razzismo vediamo sempre piccole porzioni: contro i maghrebini, contro i clandestini... Nella sua interezza, eccolo qui: contro l’umanità.
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