venerdì 17 aprile 2015
COMMENTA E CONDIVIDI
Uomini gettati in mare da altri uomini. Mentre poco più in là il Mediterraneo inghiottiva, senza bisogno d’aiuto, ancora decine di vite. Uomini uccisi deliberatamente. E non da scafisti cinici e assassini, ma da compagni di rischiosa traversata tra le coste d’Africa e d’Europa. Compagni di umanità, ma non di fede stando a testimonianze drammatiche concordanti e stringenti. Abbiamo sentito e letto, ieri, brani di racconti affannosi e terribili, gli stessi che hanno indotto le autorità italiane a mettere sotto chiave un gruppetto di migranti di religione islamica accusati di aver ucciso altri migranti "colpevoli" soltanto di essere cristiani e di essersi scontrati con loro. È la prima volta che accade. Ed è come se ci fosse piombato addosso, ferendoci occhi e mente, uno degli artigli del male terribile che, di là dal mare, a sud e a oriente della nostra Italia, continua a strappare, corrodere, disperdere e cancellare persino le tracce più antiche e nobili della convivenza tra uomini e comunità di fedi e costumi diversi.E la domanda sul perché è implacabile e dura. Tra i poveri più poveri, quelli veri, vige infatti una regola di solidarietà o almeno di non ostilità che non conosce frontiere. Una regola che in questi anni raramente è stata infranta e mai comunque così atrocemente. Una regola salda persino sulla frontiera d’acqua che ci riguarda direttamente e su cui sono tornati a imperversare trafficanti d’esseri umani che si fanno forti (e ricchi) delle incertezze, degli egoismi, delle paure, dei calcoli e degli interessi dei "potenti" che governano Stati e organizzazioni internazionali. I migranti e i profughi che si affidano a questi esosi e crudeli traghettatori che fanno base nella Libia distrutta dalle bombe occidentali e dalle lotte tribali non sono, come pure è stato incredibilmente detto, «ragazzotti in vacanza». Sono uomini e donne che hanno molto patito e molto pagato nella speranza di trovare una nuova e buona terra e di costruirsi una vita migliore. Sono uomini e donne che hanno intrapreso traversate marine da brividi di freddo e di paura anche nel cuore delle stagioni "calde" e che sinora non si erano mai fatti la guerra tra di loro.Chi scappa da carneficine e ingiustizie non cerca altra sopraffazione. Piuttosto la subisce di nuovo. Spesso terribile. Quante volte abbiamo invocato, per questo, sinora invano, politiche di seria «ingerenza umanitaria» nelle aree di crisi e, assieme, la costruzione di "luoghi" europei in Africa e nel Vicino Oriente dove guardare in faccia migranti e profughi, vagliare e riconoscere i diversi casi, le diverse domande e i diversi ben possibili diritti, governando al massimo i flussi verso la Ue e stroncando il più possibile gli sporchi affari dei nuovi negrieri. Quante volte su queste pagine abbiamo dovuto, invece, raccontare di violenze, taglieggiamenti, tormenti e prove che nessuno dovrebbe mai sperimentare e che invece si sono ripetuti e si ripetono lungo i deserti d’Africa e, su su, fino alle coste libiche, egiziane o turche. E quanto efficacemente questa sofferenza, queste ferite e questa speranza le hanno capite e ce l’hanno fatte capire gli "italiani di prima linea", cioè coloro che questi anni in prima linea ci si sono ritrovati semplicemente perché cittadini di Lampedusa, o perché ci sono arrivati con le navi impegnate nelle missioni di vigilanza e di soccorso o, ancora, perché hanno lavorato e lavorano – con coscienza, rigore e umanità – nei centri di accoglienza.È da loro che abbiamo avuto tante conferme che i veri poveri non si fanno la guerra. Ma lo sapevamo già, perché noi italiani di povertà siamo stati, e stiamo tornando, esperti e io credo che proprio per questo, nonostante tutto, nonostante certa cattiva politica, nonostante troppa sbagliata informazione, quei poveri li abbiamo salvati meglio e più di altri nella stagione di "Mare Nostrum" e pure in questa.Eppure ieri abbiamo saputo che su un barcone è stata rissa e che un gruppo di poveracci ha fatto letteralmente fuori un altro gruppo di poveracci. Abbiamo saputo che a morire in mare, come sulla terra di troppi Paesi, sono stati uomini cristiani per mano di uomini musulmani. E abbiamo anche saputo che altri uomini sono scampati alla morte solo perché hanno fatto rete e muro, si sono tenuti stretti, facendo sì che nessuno più fosse scaraventato in acqua.Questa è l’altra metà della notizia, qualunque via seguano i pensieri e il pianto, qualunque cosa gridi qualche politico cinico come gli scafisti. E ci basterà sapere ancora che anche solo un islamico ha stretto la mano di un cristiano in quella benedetta resistenza, e ci basterà sentire anche solo una voce di imam che in nome di Dio parla chiaro su questi omicidi, che la legge degli uomini giudicherà, per considerare che la vera notizia è ancora la povera e decisiva solidarietà dei poveri, la solidarietà coi più poveri.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: