giovedì 8 dicembre 2011
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Milano ore 9. È alla pompa di benzina che la stangata fiscale da titolo di gior­nale si materializza per la prima volta nel portafoglio: 70 euro per un pieno che pri­ma si fermava a 64. Per altri lo choc arriva compulsando le tabelle sull’età del pen­sionamento, scorrendo le date di un futu­ro da avventure nello spazio: 2025, 2030, 2035. Ci si vede sempre più vecchi, ma mai abbastanza anziani per andare a riposo. Perfino per le pensioni sociali – gli assegni per chi non ha lavoro o troppo pochi con­tributi – dal 2013 si alza l’età di oltre un an­no. E ci si interroga su come faranno quei 65enni a sopravvivere 16 mesi in più sen­za redditi. E ancora la nuova Ici, che solo a sentire parlare di rivalutazione delle rendite del 60% tremano i polsi: «Quanto mai vorrà lo Stato per questa casa tutta da rifare?». La maxi-manovra ha fatto irruzione così nelle nostre vite, nelle nostre case. La crisi economica – che negli anni passati ha toc­cato nel profondo solo una parte della po­polazione: quella che ha perso il lavoro o ha subìto il calo delle vendite – ora inte­ressa tutti o quasi. Si è materializzata co­me difficoltà sistemica, economica e fi­nanziaria, delle società private e soprat­tutto dei conti pubblici. Un’emergenza na­zionale che ha richiesto terapie forti im­mediate. Parlare ancora di «medicina a­mara » appare eufemistico. Siamo alla che­mioterapia: il cancro, quel misto di ina­dempienze nostre e speculazione altrui, ci stava divorando e doveva essere bloccato. E come la chemio questa manovra è diffi­cile da 'digerire': provoca rigetto, fa cade­re i capelli. Ma resta necessaria, da assu­mere assolutamente. Perché l’alternativa... è condannarsi a non avere i fondi pubbli­ci per pagare le pensioni, in buona parte fi­nanziate con le imposte, gli stipendi del­l’amministrazione, l’accesso gratuito alle strutture sanitarie, i mezzi per andare a la­vorare... Restano però aperte almeno tre questioni tra loro correlate. La prima è che la terapia d’urto ha dei costi alti, provoca forte infla­zione e avrà un impatto recessivo, se non verranno contemporaneamente prescrit­ti 'ricostituenti' e vitamine per favorire la crescita economica. Ma questo non lo dob­biamo certo insegnare noi alla squadra di professori che sta al governo (e, infatti, già si comincia a ragionarci su...). La seconda questione riguarda la somministrazione del medicinale, che può essere meglio do­sata. Senza stravolgere la cura, in Parla­mento si può operare pensando che abitare in una casa da 100 metri in 2 o in 5 non è uguale. E che mille euro di pensione non sono un baluardo tale da mettere al riparo dalla crescita dei prezzi, trovando le entra­te alternative da chi ne ha magari così tan­te da 'doverle' riporre all’estero. La terza questione infine concerne, dicia­mo così, l’anamnesi e la diagnosi del ma­le che ci attanaglia. La ricerca delle radici profonde della crisi del nostro modello di sviluppo. E che trovano nella questione de­mografica un aspetto decisivo, allo stesso tempo concausa e termometro dello stato di disagio in cui siamo. Il lungo inverno di nascite dal quale veniamo, il grande gelo calato sulla famiglia nell’ultimo quarto di secolo – insidiata nei valori fondanti, cari­cata sempre e solo di nuovi oneri e non aiu­tata a svilupparsi – non vanno tralasciati come un lusso che non ci si può permet­tere o come un tema politico che l’esecu­tivo tecnico non può affrontare di concer­to con le grandi forze parlamentari e le realtà propositive della società civile. Pro­prio per l’onesta lungimiranza dimostrata da Mario Monti e dai suoi ministri ci si a­spetta finalmente un saggio segnale di at­tenzione: oggi rimodulando il prelievo del­l’Imu, e nei prossimi mesi impostando la riforma del fisco in chiave pro-famiglia.O­ra che abbiamo «il migliore e più sosteni­bile » sistema pensionistico d’Europa è il momento di colmare l’enorme gap che ci separa dalle politiche familiari di Germa­nia e Francia. Qualsiasi cura, infatti, anche la più effica­ce, non dà garanzie contro le recidive e non consente un duraturo recupero, se non si cambia anzitutto stile di vita. Questo ser­ve per tornare in piedi.
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