domenica 3 giugno 2012
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Da Milano, con le parole di Ambrogio, Benedetto XVI ha parlato ieri all’Italia, e al mondo intero, ha svolto la sua missione di pastore universale, incoraggiando tutti coloro che sentono il peso di una crisi che ha tanti volti, aprendo le porte alla fiducia e alla speranza, indicando una strada per affrontare problemi che oggi sembrano così difficili. Nell’incontro con le autorità civili, il Papa ha ricordato i principi e i valori che devono ispirare coloro che governano lo Stato, la cosa pubblica, perché la loro azione sia a favore degli altri, fondata sulla giustizia, sul rispetto della libertà, e di quell’ordine naturale che è diretto a garantire sempre e dovunque la dignità della persona. Il rapporto tra giustizia e libertà è fondamento della <+corsivo>civitas<+tondo>, perché senza la prima trionfa l’egoismo ed è colpito il bene comune, senza la seconda si generano oppressione, ingiustizie, sofferenze.Sappiamo, e vediamo ogni giorno che intere popolazioni vivono sotto spietate dittature, e patiscono repressioni, senza riuscire a liberarsene. E sappiamo che anche nelle grandi società dell’Occidente si è insinuato un male sottile, che toglie fiducia e speranza, perché avvertiamo di essere governati da un’economia che segue leggi e criteri di speculazione e di dominio anziché di giustizia e solidarietà, e ciò provoca incertezza, crisi di identità, paura del futuro. Da Milano, il Papa ricorda la legge fondamentale che deve guidare governi e Stati, quella della giustizia, perché «nessun uomo è padrone di un altro uomo». Se si coltiva il desiderio di usare gli uomini come mezzi, si apre la strada allo svilimento della persona, al dominio degli uni sugli altri. Per questa ragione in una società che rispetti i propri membri senza distinzione, il più importante di tutti i diritti, il diritto alla vita non può essere negato a nessuno, né può essere contraddetto da leggi che consentano la soppressione di chi sta per nascere, è malato, non è autosufficiente: nel rispetto di questo comandamento primario, che è iscritto nella coscienza di ogni uomo, sta l’architrave di una società giusta che garantisca la cura di ogni essere umano qualunque sia la sua condizione.Altro fondamento di una politica sana è il rispetto, e la tutela, della famiglia che va riguardata come realtà originaria «fondata sul matrimonio e aperta alla vita», e che costituisce il luogo e la riserva più preziosa per la crescita delle nuove generazioni, per quello sviluppo affettivo che è fonte di ogni solidarietà, per il sostegno reciproco in tutti i momenti nei quali gli uni hanno bisogno degli altri. Benedetto XVI invita lo Stato ad essere lungimirante, rispettare il diritto dei genitori a realizzare il progetto educativo dei propri figli, quello che loro giudicano valido e pertinente, perché questo progetto garantirà più unità e coesione alla società intera. In questo periodo di crisi, di smarrimento, nel quale si moltiplicano i motivi delle sofferenze per l’Italia, e tanti Paesi in Europa e in Occidente, il Papa non teme di affrontare temi difficili, come quelli della politica, e le sue parole invitano a guardare in alto, a riacquistare fiducia in un futuro che possiamo ancora costruire. Ma la fiducia si riacquista se riusciamo ad agire operando per gli altri, non per noi stessi; vivendo egoisticamente si prepara il degrado della società, agendo per gli altri si costruisce una comunità solidale, il governo della polis  mostrerà di nuovo il carattere di servizio svolto per il bene comune.Benedetto XVI, si è soffermato, infine, sul ruolo della Chiesa all’interno dello Stato laico, che è un ruolo di aiuto, e sostegno, per chiunque ne abbia bisogno, ricordando la «splendida schiera dei Santi della carità, della scuola e della cultura, della cura degli infermi ed emarginati, serviti e amati come si serve e si ama il Signore». E ha aggiunto, smentendo un luogo comune assai ricorrente, che questo ruolo benefico è svolto «non tanto per supplenza, ma piuttosto come gratuita sovrabbondanza della carità di Cristo e dell’esperienza totalizzante della (...) fede». Il richiamo alla autenticità, e gratuità, del compito dei cristiani e della Chiesa nella società è decisivo perché «la "città dell’uomo" non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione». Siamo di fronte ad un tratto tanto caratteristico del nostro Papa, quello di saperci venire incontro quando stiamo nelle più grandi difficoltà, aiutarci a riflettere, meditare, a elevare lo sguardo per superare lo smarrimento, sentirci più forti, e solidali con gli altri.
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