sabato 3 ottobre 2015
Quanto ci sentiamo coinvolti dal Sinodo? È oggi il giorno per chiederselo.
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Quanto ci sentiamo coinvolti dal Sinodo? È oggi il giorno per chiederselo, mentre la lunga vigilia consuma le sue ultime ore prima della Messa con la quale domani il Papa e i 270 Padri sinodali (più 18 coppie di sposi) apriranno l’assemblea ordinaria dei vescovi dedicata alla famiglia. Oggi è il momento perché ciascuno si ponga seriamente al cospetto di questo evento di Chiesa, atteso come mai era accaduto in tempi recenti per intensità e ampiezza di aspettative, interrogandosi anche solo per un momento su quello che può dire alla vita di tutti, alla vita di ognuno. Mettiamoci davanti alla famiglia: la nostra, e quella condivisa come casa dell’amore umano e della generazione di umanità sempre nuova, la famiglia che trabocca gioia e attrattiva umana, tanto quanto quella invece affaticata, lacerata, ferita, bisognosa di riconciliazione. Contempliamola come si fa con un’icona, e questa sera al tramonto troveremo a farlo insieme a noi un popolo riunito a piazza San Pietro, invitato dalla Chiesa italiana a pregare per il Sinodo accanto a Francesco. Per far sentire al Papa e ai vescovi riuniti con lui che non sono soli, per dire la speranza e la gratitudine, la fiducia e la disponibilità, e insieme l’affanno, la ricerca, il desiderio di capire.Nella preghiera è il cuore che fa spazio al mistero, si svuota della presunzione di aver già capito tutto per disporsi ad ascoltare una voce dapprima flebile e confusa tra altre, poi sempre più percepibile, nitida, interessante. Una voce che nel silenzio invita e chiama, ridice il nostro nome mostrandoci una volta ancora che è amato proprio come e dove viene pronunciato ogni giorno con un riverbero del medesimo amore. La famiglia, letta dalla parte interiore della realtà, smette di essere un’entità sociologica o il campo di battaglia dove ci si batte per spuntare una qualche rivendicazione, come risulta da certa sbrigativa narrazione mediatica, per apparire come la casa dell’umanità di ciascuno, dove si scopre il proprio posto nel mondo, già affacciata oltre il tempo. C’è il nostro destino dentro quella rete di relazioni e affetti. E la preghiera umile e accorata è il solo atto proporzionato al grande bene in gioco, il gesto più umano e sensato che si possa compiere.Chi ha deciso di non perdersi questa serata romana insieme al Papa – in gran numero, stando ai segnali giunti agli organizzatori – ha pensato che non bastasse stare a guardare "come va a finire", come un passante, un curioso, un anonimo spettatore. La risposta diffusa e generosa all’invito della Cei a esserci di persona scopre la consapevolezza – più estesa di quanto si pensi – che del Sinodo si può essere parte attiva senza limitarsi ad attenderne le risoluzioni. Ci si può coinvolgere, ciascuno al suo posto: e se il posto dei Padri è l’aula sinodale, il nostro oggi è davanti a San Pietro e in tutte le parrocchie dove si prega per il Sinodo, anche in casa, perché il gesto del pregare in famiglia per la famiglia è forse il più dolce che si possa proporre. È affidarci gli uni gli altri alle mani del Padre, attraverso il cuore del Papa.Da oggi e per le prossime tre settimane – quanto durerà l’assemblea – nessuno può davvero sentirsi estraneo se comprende che in Vaticano non sta per giocarsi una indecifrabile partita tra fronti alternativi ma inizia la ricerca profondamente condivisa e lungamente preparata della strada da intraprendere, senza esitazioni. È la Chiesa – il «popolo santo di Dio», come ama definirlo Francesco – che si confronta apertamente sul «capolavoro della società» che è la famiglia, «l’uomo e la donna che si amano», per «mettere in evidenza il luminoso piano di Dio» su di essa, niente di meno. Tornare al disegno scritto nella nostra natura creata, per fargli strada e permettergli di camminare nel vivo del nostro tempo: un’impresa gigantesca e affascinante, che richiede molte più energie di quelle ufficialmente impegnate nei lavori. «So che nelle Chiese particolari si sta facendo tanto per rispondere alle necessità delle famiglie e sostenerle nel loro cammino di fede – ci ha appena detto il Papa dagli Stati Uniti –. Vi chiedo di pregare ferventemente per esse, come pure per le decisioni del Sinodo». Oggi è il giorno per farlo, prendendo la mano aperta da Francesco.
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