mercoledì 17 dicembre 2014
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Nessuno è al sicuro e tutti dobbiamo essere più responsabili. Altrimenti ad Angelina Jolie viene la varicella. Malanno fastidioso e forse fuori tempo massimo, dal quale la celebre attrice sostiene di essere stata colpita proprio alla vigilia della prima del suo nuovo film, Unbroken. Si tratta, con tutta probabilità, di una malattia diplomatica, scatenata dall’imponente fuga di notizie che ha interessato nei giorni scorsi la casa di produzione del medesimo Unbroken, la potente Sony Pictures. Un saccheggio informatico in grande stile, che ha portato alla perdita di un’impressionante quantità di dati sensibili: gli stipendi dei manager e i compensi delle star, le password dei dipendenti e le copie in alta definizione dei film in uscita. Fanno parte del bottino anche il copione del prossimo James Bond (che, ironia della sorte, si intitolerà Spectre) e migliaia di messaggi di posta elettronica, compresi quelli in cui la top manager Amy Pascal si mette a malignare sullo scarso talento e sui molti capricci di Angelina Jolie. Da farsi venire la varicella, appunto.Magari fosse solo una baruffa tra divi e produttori. Già insidiata in passato dagli hacker, la Sony è una multinazionale attiva anche nel campo della telefonia mobile, per non parlare delle console di gioco e degli altri prodotti connessi alla rete. Il tipo di impresa, insomma, che dovrebbe disporre di difese più che adeguate per tutelare i propri dati e quelli degli utenti. Eppure, anche questa fortezza è stata violata dai Guardians of Peace, i sedicenti “guardiani della pace” che hanno rivendicato la paternità dell’impresa. Detto semplicemente: se non è al sicuro la Sony, nessuno è al sicuro.E la responsabilità? Qui si passa a quella che, al momento, resta la pista più probabile per individuare i mandanti del cosiddetto “Sonyleaks”. Tra le vicende che il materiale trafugato permette di ricostruire spicca infatti quella relativa alla lavorazione di The Interview, dissacrante satira politica il cui debutto nei cinema americani è previsto, con discutibile tempismo, per il prossimo 25 dicembre. Regista e interprete, a fianco dell’amico James Franco, è Seth Rogen, un comico trentenne che già l’anno scorso si era distinto per Facciamola finita, film giovanilista in cui l’attesa dell’Apocalisse si risolveva in una sguaiata pochade.A volte divertente, più spesso sboccato per partito preso, in The Interview Rogen immagina uno scalcinato complotto della Cia ai danni del dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Fin qui, passi: è il genere di trovata su cui, un paio di decenni fa, si reggevano le sorti di commediole tipo Una pallottola spuntata. Il punto è che questa volta il piano funziona e il dittatore viene ammazzato nel modo più cruento e grottesco. Qualcuno che rida in sala si troverà senz’altro, ma alla Sony – come dimostrano le e-mail piratate – hanno subito avvertito la mancanza di opportunità, chiedendo di attenuare l’attenuabile. Troppo tardi, a quanto pare. Davanti alle prime notizie sul film, Pyongyang ha parlato di un «atto di guerra» e, pochi giorni dopo, un atto di guerra informatica è stato sferrato contro la Sony. Le autorità nordcoreane negano ogni coinvolgimento, come prevedibile, ma quella della ritorsione geopolitica rimane l’ipotesi più accreditata.Da capolavori come Il grande dittatore di Charlie Chaplin fino a storielle mediocri come il recente Il dittatore di Sacha Baron Cohen (altro comico irriverente, divenuto famoso grazie al paradossale Borat), Hollywood ha sempre mescolato crisi internazionali e intrattenimento. Lo ha fatto, di norma, attenendosi a un elementare principio di prudenza, che evitasse l’effetto boomerang, l’indignazione a buon mercato e le vittime collaterali, sia pure in formato digitale. Invitato a modificare The Interview, in una delle e-mail incriminate Seth Rogen ha risposto che un americano non cambia il suo film per far piacere alla Corea del Nord. Sembrerebbe patriottismo, ma forse è soltanto l’ennesima declinazione di una retorica dell’irresponsabilità dalla quale oggi nessuno, ancora una volta, può ritenersi al riparo. Il contagio è in agguato, come la varicella con Angelina Jolie.
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