mercoledì 18 novembre 2015
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​Ogni giorno, in questa «terza guerra mondiale a pezzi», occorre decidere se stare dalla parte delle avanzate del Nulla o dalla parte opposta. E di fronte a uomini-arma che si fanno saltare in aria o sono disposti a morire gridando il nome di un Dio ridotto a maschera del Nulla, occorre sapere che nome mormorare ogni mattina, impegnandosi nel nostro esercito silenzioso e pacifico. Ci sono stati tanti commenti politici, sociali, geo-militari dopo i fatti di Parigi. Qui si tenta un commento che riguarda il cuore. Il che non significa un commento che riguarda un livello astratto, o inefficace. Anzi.Il Papa ha dato voce a tutti gli uomini di buona volontà dicendo che quegli atti sono «disumani» e sono una «bestemmia». Se vogliamo vincere davvero questa guerra, se non vogliamo opporre solo disumanità a disumanità, occorre dunque che ciascuno si interroghi su quel che nella sua opera quotidiana è affermazione di umanità, e ciò che non è bestemmia. E quale sia l’amore che sostiene questa opera meno visibile, ma più forte di attentati e bombe.Già Platone affermava che un esercito è invincibile se è composto di «innamorati». È entrato in scena un esercito "irregolare" che sembra essere perversamente innamorato del Nulla. Ad esso si può opporre solo un esercito pacifico innamorato di qualcosa e qualcuno che vale più del Nulla. La vera domanda che, tenuta nascosta dal clamore dei media, in realtà attraversa le coscienze è: di cosa siamo innamorati noi ? È in gioco solo una rivalità in nome del potere ? E si può essere davvero innamorati di idee e di proclami vaghi e retorici ? Si può essere combattenti innamorati di valori astratti ? Senza porci e senza rispondere a questa domanda ogni triste evento ci lascia solo più deboli e smarriti. Mentre può e deve essere un’occasione di accrescimento del bene. Lo dobbiamo innanzitutto alle vittime innocenti.E ovvio che a un attacco occorre rispondere con la difesa e il taglio dei rifornimenti di chi ci attacca. Ma la guerra è, si sa, una cosa sporca. E sappiamo bene che anche in una guerra mossa per "validi motivi" si annidano motivi meno validi e spesso inconfessabili. Per questo, la vera difesa passa innanzitutto per la scoperta di chi è che cosa sono al centro del nostro amore. Non si può amare la retorica, o una bandiera, o una idea. Occorre finalmente dirselo. Quelli sono simboli o ombre di simboli. Occorre amare prima qualcosa di vivo e presente. Da dove trarre altrimenti la forza per la costruzione di situazioni di giustizia, di accoglienza vera e non retorica, di capacità di incontro e apertura? L’Europa ha sostituito la fede in un Dio vivo, personale e misericordioso, con la retorica intorno ai valori che da quella fede, peraltro, discendono. Per questo a ogni colpo ci pare più smarrita. E più divisa e più debole.Occorre un esercito di innamorati. Alla follia di chi ama il Nulla si può opporre la quotidiana poesia di chi ama Qualcuno che ci sostiene nel difficile compito di rendere più buona la terra. Per questo occorre ripeterlo con forza non è una guerra di religione, ma una guerra di potere, una guerra di soldi, che girano a volte "puliti" con acquisti di azioni, di squadre di calcio, di Università, di immobili, e a volte sporchi attraverso conquiste armate. A tale guerra di potere (da qualunque parte combattuta) si può opporre solo un esercito pacifico di innamorati, nei cui cuori un autentico senso religioso può nutrire formidabili risorse di pace e di inesausta ricerca della concordia. Dall’amore nasce la vita, da tutto il resto (sicurezza, paura, sete di potere) nascono solo cose che somigliano più o meno alla guerra.
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