lunedì 21 luglio 2014
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​Torniamo sulla notizia del giovane calciatore che rinuncia a un ricco trasferimento perché vuol continuare gli studi. «È un figlio ideale», commentava qui ieri Massimiliano Castellani. Sì. Ma la madre è d’accordo col figlio, quindi anche la madre è una madre ideale. I figli sono lo specchio dei genitori. E figure così non sono frequenti nel mondo dello sport. Ho avuto, da insegnante, un allievo che giocava in una grande squadra di serie A. Bravo studente. Ma cattivo giocatore, rendeva meno di quel che poteva: arrivava come un fulmine fin sottoporta e lì si piantava, come se un blocco mentale lo paralizzasse. La squadra gli affiancò uno psicanalista, e lo psicanalista lo rovinò. Non domandatemi il suo nome, lo voglio proteggere. Scriveva bene. Mi ha lasciato l’impressione che sport e studi, predisposizione al calcio e preparazione alla maturità, non vanno d’accordo. Una volta misero un mio libro nella cinquina del Campiello, cercai di capire chi erano i giudici della cosiddetta "giuria popolare", escono i nomi, uno era un grande pilota di Formula 1, italiano, aveva guidato anche la Ferrari. Penso: «Guidare una Ferrari presuppone attenzione e scrupolo, sarà un giudice di libri attento e scrupoloso, fidiamoci». Lo intervistano. Dichiara: «Sono contento di fare il giudice di libri, così finalmente posso leggerne qualcuno». Ahi! Campione di Formula1 ma non leggeva mai niente? Domanda: c’è da esser contenti ad avere un figlio così?Torniamo alla notizia straordinaria, confortante e bellissima: il giovane portiere di calcio, promettentissimo, che gioca in una piccola-media squadra ed è pagato bene (per noi) ma poco in confronto ai colleghi di altre squadre, lo vogliono e lo chiedono grandi squadre italiane e straniere, questo giovane calciatore rifiuta tutte le offerte e non vuole lasciare la sua piccola città di provincia perché in quella città è studente, frequenta una scuola media superiore, e il suo irrinunciabile traguardo è la Maturità. Il ragazzo, 18 anni, Simone Scuffet, è il portiere dell’Udinese. Frequenta il quarto anno di un Istituto Commerciale. La grande autorità a cui obbedisce non è l’agente, ma la madre, che si chiama Donatella. A Udine il giovane portiere guadagna pochino (per la sua fama), ma adesso il club gli ha alzato lo stipendio, fino al 2019, a 300mila euro l’anno. Potrebbe andare a Madrid e giocare nell’Atletico, che quello stipendio glielo triplica. Il lettore sa che amo Shakespeare: «C’è una marea nelle cose umane che, colta al flusso, porta al successo». Per Simone il flusso è questo. Se va a Madrid, fa il salto nella gloria e nel lusso, avrà tutto quello che vuole. Il prezzo è lasciare gli studi. Che cosa è meglio? «Gli studi», rispondono lui e sua madre. È questa la grande notizia. Allenatori e tecnici lo osservano mentre para i tiri e i rigori, e si domandano dov’è debole. Perché se è debole in qualche campo, lì bisogna rafforzarlo, con istruttori e palestra. Ma non ha punti deboli, pare un fenomeno. «È debole in Economia – risponde la madre – e per rafforzarsi deve restare nella sua scuola». Lui, Simone, e la sua famiglia hanno ben capito i termini della scelta: denaro o cultura, vita lussuosa o vita dignitosa, perché la vita del grande personaggio, che ha tanti soldi nel portafoglio ma nessun libro nel cervello, non è dignitosa. Il ricco che vede un film e gliene sfugge metà, legge un libro e ne capisce un quarto, o non legge mai niente, ha un alto tenore ma una bassa qualità. In questo momento Simone e sua famiglia stanno scegliendo la qualità della vita. Con tanti giovani di talento che scappano di corsa all’estero, ecco un giovane di talento che resta in patria. Facessero anche gli altri così! Restassero in casa, i nostri ragazzi migliori! Crescendo loro, farebbero crescere anche noi. E poi, chi ha detto che il flusso della marea si presenta una volta sola? È la Maturità che, se la perdi, poi la lasci andare e non la cerchi più.
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