martedì 8 dicembre 2015
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Nove giorni dopo quella della Cattedrale di Bangui, il Papa aprirà questa mattina la Porta Santa della Basilica di San Pietro, ripetendo il gesto che più di ogni altro riassume il significato profondo del Giubileo. La Porta, segno di Cristo stesso e della sua Buona Notizia per gli uomini di ogni tempo e di tutte le latitudini. La Porta che mette in comunicazione, che fa comunione. La Porta come contrario dei muri e delle barriere torna, dunque, al centro della scena globale, esattamente 50 anni dopo (e non è un caso) la fine di quel Concilio Vaticano II che inaugurò la stagione della Chiesa «in uscita» verso il dialogo con il mondo.Tutto si tiene, oggi, come in un filo unico. Quell’anniversario carico di memoria e di profezia, l’atto senza precedenti compiuto da Francesco nella capitale centrafricana («capitale mondiale anche della spiritualità»), l’inizio "romano" del Giubileo della Misericordia e ciò che avverrà alla fine di questa settimana nelle diocesi dei cinque continenti, dove saranno aperte le altre Porte di un Anno Santo straordinario non solo nella tempistica, ma anche per le modalità di svolgimento volute dal Papa.Da Bangui a Roma al mondo, quello che ci apprestiamo a vivere sarà infatti anche e soprattutto il "Giubileo delle Porte Sante", comprese quelle speciali che il Pontefice mette davanti ai nostri occhi come altrettante mangiatoie di Betlemme, dove contemplare la gloria del Figlio nei poveri, la stessa «carne di Cristo». Ecco, dunque, il prossimo 18 dicembre, la Porta dell’Ostello della Caritas di Roma Termini. Ecco le soglie di migliaia di celle di ogni prigione del mondo che Francesco ha eletto a Porte di redenzione per quanti forzosamente vi dimorano e sono realmente disposti a un cambiamento di vita. Una scelta "rivoluzionaria" rispetto alla tradizione, con cui il Papa non ha solo sovvertito (come notato da molti osservatori dopo il "prologo" giubilare in Africa) l’ordine geopolitico del mondo, ma che – grazie alla "moltiplicazione" delle Porte Sante – ha portato in pratica Roma e San Pietro ai quattro angoli della terra. Misericordia offerta a tutti. Il perdono del Padre a portata di mano. La dimostrazione più evidente che nell’economia della salvezza valgono regole esattamente opposte a quelle dell’economia umana. Qui quanto più una merce è rara, tanto più è preziosa. Nel disegno d’amore di Dio per gli uomini, invece, ciò che vale è abbondante, anzi sovrabbondante, come la grazia e il perdono rispetto al peccato. Chiaro il messaggio di Francesco. Il Papa vuole una Porta Santa in ogni cuore umano. Da spalancare e varcare per sanare le ferite dell’odio tra i singoli e tra i popoli, per andare oltre l’individualismo, le inimicizie, le guerre, le esclusioni, la povertà, gli «scarti» di intere categorie di persone, le solitudini, gli abbandoni. Persino per fermare il terrorismo che strumentalizza il nome di Dio, insidiando con diabolica arroganza questo inizio del percorso giubilare. Domenica, all’Angelus, egli ha espresso tutto questo con il linguaggio profetico della Scrittura: «Abbassare le montagne dell’orgoglio e della rivalità, riempire i burroni scavati dall’indifferenza e dall’apatia, raddrizzare i sentieri delle nostre pigrizie e dei nostri compromessi». Come un novello Giovanni Battista, la sua voce si è levata anche negli ultimi giorni di vigilia per gridare nei deserti spirituali del nostro tempo, che sono spesso alla base anche della desertificazione fisica del pianeta. Sappiamo che continuerà a farlo anche nel corso dell’Anno Santo, il cui inizio coincide (e forse è davvero una coincidenza provvidenziale) con la parte conclusiva del grande vertice sull’ambiente, la Cop21 di Parigi. Il Giubileo straordinario della misericordia, infatti, chiama a una straordinaria conversione in tutti i campi: anche in tema di ecologia, umana e ambientale, come l’enciclica Laudato si’ ha ricordato al mondo. Da Bangui a Roma al mondo, invece, il segno della Porta aperta, simbolo di Cristo stesso, è l’ancora di salvezza offerta a tutti gli uomini. Attraversarla – con tutto quel che significa - non è mai stato facile come in questo Giubileo. Facile e impegnativo. Ed è a questo che Francesco ci invita.
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