venerdì 6 novembre 2015
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«Chi è stolto servirà il sapiente», dice profeticamente la Scrittura, perché anche il male degli stolti si trasforma nel bene dei giusti. E una cosa è certa, tirando le fila dell’incresciosa vicenda che ha riguardato la Curia romana in questi giorni: il bubbone esploso agevola ora, paradossalmente, l’opera di riforma che è stata intrapresa. E da questo scandalo papa Francesco non ha che guadagnato in consensi e vicinanza, fuori e dentro la Chiesa. Del resto, nella sua monumentale opera De civitate Dei, sant’Agostino è stato un campione nel mostrare i beni che Dio sa trarre da qualsiasi male delle vicende umane, anche da quelle più avvilenti. Non è che la summa di saggezza e speranza cristiana già espressa da san Paolo – «per quelli che amano Dio tutte le cose concorrono al bene» – e sulla quale riposa la profonda serenità che il Papa esprime, anche in mezzo ai marosi.Dopo il clamore suscitato dalle misure legali prese dal Vaticano nei confronti dei due membri della Cosea, decaduti dal loro incarico dopo lo scioglimento della Commissione, dalle due pubblicazioni appena uscite sulle attività economiche e finanziarie vaticane – oggetto di curiosità e di commenti largamente diffusi – non sono tuttavia emerse novità sconvolgenti. Anzi. Sono informazioni di fatto già note legate a una fase del "lavoro" ormai superata. La documentazione trafugata e pubblicata è infatti per lo più relativa all’impegno di raccolta di dati messa in moto dallo stesso Francesco per svolgere uno studio e una riflessione di riforma e miglioramento della situazione amministrativa del Vaticano e della Santa Sede. Presentano, insomma, come Avvenire ha sottolineato in questi giorni, i risultati di un’inchiesta sui conti vaticani, ma a realizzarla però è stato lo stesso Vaticano. La riforma della Curia romana e la trasformazione dello Ior, come sappiamo, sono questioni su cui papa Bergoglio ha iniziato a lavorare con i suoi collaboratori per mandato del Conclave che lo ha eletto. La riforma delle finanze vaticane era un’esigenza già espressa in precedenza. Benedetto XVI aveva avviato la stagione del rinnovamento e dell’adeguamento agli standard internazionali e ha consegnato al suo successore tutta la documentazione.Francesco ha proseguito l’opera con fortissima determinazione. Molto in questi primi anni di pontificato è stato fatto, molto resta ancora da fare. Ma il cammino verso una buona ed efficace amministrazione, in piena correttezza e trasparenza, è tracciato e procede senza incertezze. È questa evidentemente la volontà del Papa, «e non manca certo in Vaticano chi vi collabora con piena lealtà e con tutte le sue forze», come ha sottolineato mercoledì nella sua nota padre Lombardi.Papa Francesco non è mai stato un eroe solitario, e per quanto la Curia romana sia considerata quasi un genere letterario per antonomasia non può neppure essere vista come un’intera Val di Non di mele marce.Le malattie curiali da cui curarsi sono state ampiamente descritte in un discorso che è stato una sorta di bernardiana De Consideratione, pronunciato un anno fa da papa Bergoglio in occasione degli auguri di Natale ai membri della Curia: «Essendo la Curia un corpo dinamico – disse – non può vivere senza nutrirsi e senza curarsi. Difatti, la Curia – come la Chiesa – non può vivere senza avere un rapporto vitale, personale, autentico e saldo con Cristo».C’è un modo di parlare di queste cose che non può essere per mestiere o da sfaccendati. La necessità di convertirsi, cambiare e riformare le cose è connessa alla stessa natura strumentale della Chiesa. La Chiesa non è per se stessa. Esiste in grazia di Cristo e per Cristo, per obbedire al suo comandamento di salvare gli uomini. La Chiesa è per gli uomini, non gli uomini per la Chiesa. È uno strumento nelle mani di Cristo. E può essere cambiata e riformata per svolgere meglio la sua funzione. Nella Chiesa dunque la nozione di riforma è una nozione classica: Ecclesia semper reformanda. Questo è stato anche il leitmotiv del Concilio, e non è proprio il caso di averne paura.Ci sono quelli che questo non lo vogliono perché hanno scambiato la Chiesa e la Curia per il parco giochi dei propri interessi? Pazienza. Per i reati, come in ogni ordinamento civile, ci sono i tribunali. Se poi chi li compie non ritiene di vedersela con la propria coscienza ci saranno sempre gli occhi del mondo a presentare il conto dello sfoggio della propria avidità e a rendere ridicola la cieca vanagloria, come abbiamo visto e come ha ricordato pure un recentissima e fulminante riflessione in forma di tweet del Papa. Ma la riforma della Curia, in quanto tale, così come le assemblee sinodali dei vescovi svoltesi nell’arco di due anni, restano tappe fondamentali e irreversibili dentro un cammino di rinnovamento che la Chiesa sta compiendo, sotto la guida di Francesco, nella direzione indicata dal Concilio.
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