venerdì 29 maggio 2015
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​Con la Chiesa italiana, anch’io seguo con apprensione e dolore la vicenda di Guerrina Piscaglia, la mamma di Ca’ Raffaello, scomparsa un anno fa. Io non so se tu, padre Graziano, sia responsabile di questa scomparsa, come gli inquirenti pensano. Spero con tutto il cuore che Guerrina sia viva e un giorno possa fare ritorno a casa. Spero che tu non c’entri niente con questo probabile delitto. Non è del reato, però, che volevo parlarti oggi, ma del tuo essere prete in una diocesi italiana che ti ha accolto con fiducia e amicizia.I preti sono uomini presi tra gli uomini per esercitare un ministero che fa venire le vertigini. Si diventa preti rispondendo a una vocazione. Una risposta, dunque, perché nessuno si chiama da solo. Il prete è un uomo che ha incontrato Gesù, se ne è innamorato e ha preso a camminare per la strada che lui gli andava indicando. Non è un santo, ma lo può diventare se lo vuole. È un fratello il cui compito principale è rendere presente Cristo oggi. In un mondo dove la speranza viene bistrattata, dove il lavoro manca e la famiglia è sotto tiro, la figura di uomini che, liberamente, rinunciano anche al lecito è formidabile, stupenda. Non credo che riusciremo a cambiare il mondo, credo però che nostro compito sia quello di illuminare un poco le notti oscure di tanti fratelli e permettere al Signore di farsi conoscere e amare.Nessuno è costretto a diventare prete. La società civile si organizza e si difende dai cattivi con leggi e punizioni, ma l’uomo di Dio queste leggi le supera, le ingloba seguendo la legge dell’amore. Ci sono peccati che non saranno mai reati e reati che non possono essere peccati. La tua condotta, padre Graziano, ha fatto e fa soffrire tanta gente e in particolare i tuoi confratelli. Le trasmissioni televisive che raccontano per filo e per segno le tue giornate, le tue "conquiste", i tuoi modi di fare, le tue spese per le donnine, il tuo bere, ci imbarazzano terribilmente e ci rattristano.Che dire? Perché tanto accanimento quando a macchiarsi di qualcosa è un prete? È da considerarsi un male? Non credo. Al di là di qualche speculatore, è come se la gente ci dicesse: «No, da voi non me lo aspetto. Voi non potete farci questo...». Potrebbe essere, quindi, un grido di dolore per riaffermare la stima che ha nei preti e nella Chiesa e un voler richiamare al proprio dovere qualcuno che ha smarrito la strada. Ecco, io non credo, fratello Graziano, che tu avessi la stoffa per accedere al sacerdozio. Mi viene difficile pensare che tu abbia risposto a una chiamata. I motivi per cui sei entrato nel clero mi sfuggono, al massimo li posso immaginare. Non conosco la tua storia; sono disposto ad ascoltarla, a comprenderti, ad aiutarti, ma non a giustificarti, perché nessuno ha il diritto di ingannare il prossimo come hai fatto tu. Meglio sarebbe stato se tu avessi fatto le tue scelte, per quanto discutibili, alla luce del giorno, andando per la tua strada.In Italia, nessuno si sognerebbe di condannare un uomo perché beve e spende i suoi soldi con donne messe in vendita. Avresti potuto farlo. Invece, indossando quell’abito e salendo i gradini dell’Altare, hai detto a tutti di vivere in castità e poi, nascosto dietro questo paravento, hai tradito la parola data. I peccati sono come le ciliegie: uno chiama l’altro. E quando si comincia a scendere, si scende sempre più giù, sempre più giù... Te lo voglio dire con estrema onestà: per questo tuo modo di agire, così come per quello di qualche altro confratello accusato in questi giorni di pedopornografia, la Chiesa tutta e noi singoli preti paghiamo un prezzo altissimo. La Chiesa – non è mai superfluo ricordarlo – non è nostra. È stata comprata con il sangue di Gesù Cristo.Si riapre con te, Graziano, il problema del discernimento vocazionale. È là che bisogna insistere ed essere severi e preparati perché non accada mai più che pecore e agnelli vengano affidati a "pastori" che ne fanno scempio come mercenari. Credimi: ti auguro ogni bene. Spero e prego che tu possa essere riconosciuto innocente, riprendere in mano la tua vita e darle un senso. Ti assicuro la vicinanza mia e di tanti altri, Graziano. Ma sentiamo un bisogno urgente di chiedere perdono. Al Papa, alla Chiesa, agli abitanti di Ca’ Raffaello, a tutti i fratelli e le sorelle, credenti e non credenti. Ma in modo particolare alla famiglia di Guerrina. Vogliamo farle sapere che preghiamo incessantemente perché il miracolo di poterla riabbracciare si possa realizzare.
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