giovedì 30 maggio 2013
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​Negli ultimi due decenni della sua vita, conclusasi nel 1968, Romano Guardini manifestò grande ansia per la nostra civiltà e per l’uomo, a tal punto che intitolò «Ansia per l’uomo» il volumetto contenente discorsi, articoli e conferenze pubblicato nel 1958, e che quattro anni dopo fu seguito da un altro con lo stesso titolo. Nel capitolo «La domenica: ieri, oggi e sempre», indicò il sempre più venir meno del valore della domenica come uno dei principali pericoli per il mondo e per l’uomo, «il quale in larga misura sembra non vedere dove conduce ciò che fa». Scrivendo questo breve saggio, Romano Guardini era ben consapevole che, quantunque in Europa, anzi in Occidente, non ci fosse più una società che viveva interamente secondo l’ordine cristiano, tuttavia c’era in questa una parte, forse considerevole, che era cristiana. A questa parte si rivolge, esortandola e cercare di contribuire a mantenere quell’ordine che ha improntato da millenni la vita umana, senza sacrificarla, per motivi puramente terreni, alla tecnica ed all’economia. Nella prima parte, dedicata al significato religioso della domenica ed alla sua evoluzione nel corso della storia, presenta una sintetica ma rigorosa teologia della domenica. Partendo dalla «Genesi», ricorda il «sabato» dell’Antico Testamento e la «domenica» del Nuovo.Questa è il giorno del Signore ed anche quello in cui l’uomo può approfondire e consolidare in modo sempre rinnovato la propria essenza. E quindi fortificare la consapevolezza che «nonostante tutto è creatura di Dio e da Dio conservato in vista della futura redenzione». Nella seconda parte si sofferma sui problemi psicologici e sociologici che la domenica suscita. La «domenica», per secoli, è stata considerata il giorno della settimana che ricorda la resurrezione di Gesù, e che è dedicato alla santificazione ed al riposo dal lavoro, non solo per l’individuo, ma anche per la comunità, giacché anche questa deve essere in uno stato di distensione e di libertà, che avvolga gli individui che ne fanno parte e doni alla loro vita un carattere diverso da quello dei giorni quotidiani. La domenica era sempre improntata dal carattere della festa, e questo è un fenomeno religioso. Quando esisteva la società agricola, era facile che il lavoro, del quale la Rivelazione aveva portato a scoprire l’«ethos» e a onorarlo, si fermasse durante la domenica. Ma, nella società industriale, questo è diventato più difficile, per lo sviluppo di una «forma dell’economia determinata unicamente da punti di vista tecnico- economici», che hanno portato perfino lo sport ad essere «anch’esso in gran parte un’industria».Contemporaneamente è aumentata sempre più la convinzione che i modi dei processi di produzione si sono articolari a tal punto che la domenica non può essere più mantenuta, insieme con la convinzione che, avendo il fattore religioso perduto la sua validità universale, l’ordine della vita culturale non può più essere religiosamente determinato. A questo Romano Guardini obietta che la «convinzione di un processo che avanza di necessità è semplicemente falsa», giacché «la storia umana non è un processo, ma una serie di decisioni personali». Di conseguenza, se lo si vuole (e per i cristiani deve essere un compito fondamentale), è possibile recuperare gli antichi valori e far sì che la domenica garantisca «lo spazio in cui sia possibile un’esistenza disinteressata, deliberatamente riposante in se stessa». Ciò è assolutamente decisivo per l’umanità.
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